Come l’estrema destra di Chega! potrà cambiare il futuro del Portogallo

A poco meno di 50 anni dalla Rivoluzione dei Garofani, l’estrema destra è di nuovo destinata a giocare un ruolo decisivo nel futuro del Portogallo.

  • Le elezioni in Portogallo si sono concluse con la vittoria del centrodestra.
  • Ma la vera sorpresa è rappresentata dal partito di estrema destra, Chega!, partito nostalgico del fascismo che ha controllato il Portogallo dal 1933 al 1974.

A 48 ore dalle elezioni in Portogallo, i risultati definitivi sanciscono la vittoria del centro destra guidata da Luís Montenegro, 51 anni. Il suo partito, l’Alleanza democratica (Ad), ha vinto di misura con il 29,49 per cento dei voti e guadagnando 79 seggi su 230, contro i 77 del Partito Socialista (28,66 per cento). Il centrodestra non ha quindi i numeri per formare un governo da solo e neanche in coalizione con una piccola formazione liberale arrivata quarta con il 5 per cento dei voti e otto seggi.

Tutti guardano ora al partito che più di altri ha impennato il proprio consenso elettorale, ovvero l’estrema destra di Chega! (“Basta”), che ha ottenuto il 18,06 per cento dei consensi e 48 seggi, terzo partito per numeri di voti ma vero protagonista della scena politica portoghese.

Così, dopo quasi dieci anni di governo, è caduto uno degli ultimi baluardi socialisti europei (ora i socialisti governano ancora in 4 Paesi dell’Ue, tra cui la Spagna). A poco meno di 50 anni dalla Rivoluzione dei Garofani – la rivolta che portò alla fine della dittatura autoritaria dell’Estado Novo – l’estrema destra portoghese è di nuovo destinata a giocare un ruolo decisivo nel futuro politico del Paese.

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Il leader dell’Alleanza Democratica (AD) Luis Montenegro festeggia la sua vittoria © MIGUEL RIOPA/AFP via Getty Images

Come si sono svolte le elezioni in Portogallo

Domenica 10 marzo 2024, circa 10,8 milioni di cittadini portoghesi sono stati chiamati alle urne per le elezioni anticipate, causate alla caduta del governo di António Costa dopo una serie di scandali di corruzione. Le elezioni hanno registrato una partecipazione maggiore rispetto a quelle precedenti, con un’affluenza alle urne del 66,23 per cento.

La giornata è trascorsa tranquilla, senza quasi incidenti di rilievo, ad eccezione della polemica portata avanti da AD e da un partito con sigle simili, Alternativa Nazionale Democratica (Adn), a destra, che ha portato alcuni elettori a confondersi al momento della votazione. Infatti, AD ha segnalato questa confusione alla Commissione elettorale nazionale portoghese dopo aver ricevuto la notizia che alcuni elettori che volevano votare per loro hanno finito per votare per ADN a causa della somiglianza dei loro nomi (Adn) ha ottenuto 100.044 voti, pari all’1,63 per cento dei voti e non è riuscita a conquistare nessun seggio).

Dopo lo spoglio che ha consegnato la vittoria nelle mani del centrodestra, i socialisti hanno riconosciuto la loro sconfitta e si sono detti pronti a svolgere il ruolo di opposizione: “Non siamo disponibili per eventuali coalizioni di governo”, ha dichiarato il leader socialista Pedro Nuno Santos. “Non saremo la stampella del governo. Non approveremo mozioni di fiducia”. Questa posizione, che esclude la possibilità di una grande coalizione tra destra e sinistra, rende l’alleanza di Montenegro con Chega l’unica opzione disponibile. Tuttavia, almeno per ora, si è a un punto morto: prima delle elezioni, Montenegro ha respinto un eventuale accordo con i populisti. Il leader del centrodestra ha scelto di adottare un approccio “ecumenico”, invitando gli altri partiti a agire con senso di responsabilità: “Dobbiamo pensare al bene del Paese, fornendo le condizioni necessarie per un governo stabile e governabile”, ha detto Montenegro.

La patata bollente quindi passa ora nelle mani del presidente della Repubblica Rebelo de Sousa: una soluzione potrebbe essere quella di un esecutivo di minoranza con un appoggio esterno, come accadde in Portogallo nel 1985 con i socialisti sostenuti dal Partito di rinnovamento democratico. Un’esperienza durata appena due anni e che riportò nel breve a nuove elezioni. Uno scenario che potrebbe rivelarsi vantaggioso per gli estremisti di Chega.

L’estrema destra di Chega nel futuro portoghese

Il fatto incontrovertibile è che il sostegno verso l’estrema destra sia cresciuto a dismisura (10,56 per cento rispetto al 2022). Durante la campagna elettorale, Chega! si è appropriato dello slogan fascista di Estado Novo (il regime fondato da António de Oliveira Salazar e durato dal 1933 al 1974) “Dio, patria, famiglia e lavoro”. Il suo leader, l’ex commentatore sportivo André Ventura, ha espresso immediatamente le sue intenzioni: “L’Alleanza Democratica deve unirsi a noi per realizzare ciò che il Paese richiede, un governo di destra. Basta con la sinistra”.

Come spiega il quotidiano Politico, se il centrodestra non riesce a ottenere un sostegno trasversale, per quanto tempo sarà in grado di respingere un’alleanza con Chega, che ha fatto una campagna elettorale contro la corruzione? E per quanto tempo il parlamento potrà realisticamente escludere un gruppo che è stato sostenuto da quasi un elettore su 10?

La Costituzione portoghese stabilisce che devono passare sei mesi prima che vengano indette nuove elezioni: dato che un nuovo parlamento, allo stato attuale delle cose, sembra impossibile da costruire prima della metà di novembre, il Paese deve trovare un modo per accontentarsi di un emiciclo fratturato. Una situazione che va a vantaggio dell’estrema destra xenofoba, antieuropeista, anti-lgbt, che nel frattempo può trarre vantaggio dalla frattura politica e puntare a diventare il primo partito alle prossime, eventuali, elezioni.

Il Washington Post ha già attribuito l’attuale virata verso posizioni più estremiste al voto dei giovani, trend che coinvolge l’intera Europa e che viene definito dalla testata americana “youthquake”. Il rifiuto degli altri partiti di coalizzarsi con Chega è la situazione perfetta situazione che potrebbe fornire a Ventura un’opportunità strategica per consolidare il suo nucleo elettorale e costruire una base più solida per il futuro.

L’ombra della rinascita dell’estrema destra in patria incomberà senza dubbio sulle commemorazioni della Rivoluzione dei Garofani del mese prossimo: prima della tradizionale parata di Lisbona, in cui i partecipanti portano i fiori rossi che sono diventati un simbolo della transizione del Portogallo verso la democrazia, il Parlamento terrà la sua tradizionale sessione speciale per celebrare l’anniversario della rivolta. Come ogni anno, si prevede che l’evento si concluda con la ripetizione da parte dei legislatori dello slogan della rivoluzione: fascismo nunca mais (“mai più fascismo”). Un grido destinato a imbarazzare più di una persona all’interno di un emiciclo occupato da tanti nostalgici del regime autoritario.

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