— Simon Sinek (@simonsinek) June 14, 2023
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Oltre a mission, vision e valori, un’azienda deve essere guidata da un purpose. Avere una ragione d’essere chiara è un bene anche per la competitività.
Fino a un decennio fa, nel mondo aziendale si parlava di mission, vision e valori. Negli ultimi anni, è emerso un termine che ha guadagnato sempre più rilievo: parliamo del purpose, italianizzato come scopo. Svariati studi scientifici dimostrano che questa dimensione, sopita o non dichiarata fino a pochi anni fa, oggi è il cuore trasformativo delle organizzazioni e ha un forte impatto sul loro successo sostenibile.
Il purpose è la ragione d’essere di un’organizzazione, il why per citare il saggista e consulente di marketing Simon Sinek. Qualsiasi azienda infatti è orientata al perseguimento del profitto, perché è nella sua natura, ma le sue azioni non possono essere spinte solo da questo. Il purpose è proprio la risposta alla domanda: perché esiste questa azienda? In che modo vuole contribuire al bene comune? Questo significato più profondo implica di acquisire una prospettiva più ampia e una visione a lungo termine. E, dunque, sostenibile.
Riassumendo, i ricercatori descrivono il purpose come la determinazione a raggiungere intenzionalmente un obiettivo a lungo termine che sia significativo e lasci un segno positivo nel mondo. Gli obiettivi che favoriscono il senso dello scopo sono quelli che potenzialmente sono in grado di cambiare la vita di altre persone (Greater good science center, Berkley University 2020).
Secondo uno studio condotto dalla Harvard business review, le aziende che si concentrano sul purpose sono più resilienti e competitive nel lungo periodo. Stando ai ricercatori, queste organizzazioni sono più in grado di attrarre e trattenere talenti di alto livello, creare un ambiente di lavoro più motivante e sviluppare un rapporto più forte con i clienti. Per quale motivo? Perché il purpose agisce come un faro. È la bussola da seguire, anche in momenti di sfide e incertezze, per prendere decisioni strategiche e sostenibili.
Un articolo pubblicato dal Journal of business ethics fa un passo in più, dimostrando come le aziende orientate al purpose registrino migliori risultati finanziari nel lungo periodo. Ciò accade quando il purpose aziendale è allineato con i valori dei consumatori e, dunque, contribuisce alla loro fedeltà e al loro coinvolgimento. Questo è particolarmente vero tra i consumatori più giovani, tendenzialmente più attenti alle dimensioni valoriali dei brand.
La domanda è d’obbligo: come fanno le aziende a identificare il loro purpose?
In primo luogo, una dichiarazione d’intenti vaga e accattivante non è nemmeno lontanamente sufficiente. Il purpose dev’essere autentico e radicato nei valori fondamentali dell’organizzazione. I leader hanno la responsabilità di essere co-creatori e ambassador del purpose aziendale, tenendolo sempre in considerazione nelle decisioni strategiche, nelle politiche interne e nelle relazioni esterne.
Il Journal of management studies ha pubblicato una ricerca che suggerisce che sia altrettanto importante coinvolgere i dipendenti nella definizione dello scopo profondo dell’azienda. Quando si sentono parte integrante del processo decisionale, infatti, essi sviluppano un senso di appartenenza, si impegnano di più, generano idee innovative e contribuiscono a un clima positivo.
Ma qual è il momento giusto per mettere nero su bianco il proprio scopo? Di base, questa è una riflessione che può essere avviata in qualsiasi fase della crescita dell’azienda. Considerata la loro natura trasformativa, però, è essenziale che le startup innovative lavorino fin da subito alla definizione del purpose della loro nuova realtà.
Questa è una delle tematiche che Elga Corricelli affronta durante gli appuntamenti di People, l’innovativo percorso di supporto e potenziamento dei talenti e dei team offerto da LifeGate Way alle startup “naturalmente sostenibili” che fanno parte del suo roster.
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