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Produrre bioenergia dalle alghe è possibile. “Il potenziale è enorme, perché per produrre alghe si può usare acqua marina e perfino acqua inquinata”, spiega il segretario generale dell’European Biodiesel Board.
Per l’occasione abbiamo intervistato a Bruxelles uno dei fautori
di questa iniziativa, Raffaello Garofalo, segretario generale
dell’European Biodiesel Board.
Le alghe sono la nuova frontiera per i
biocarburanti?
Sono una frontiera di assoluto
interesse. Non solo per i biocarburanti, ma direi più in
generale per le bioenergie.
Perché investire nelle alghe?
Il
potenziale è enorme, ed è legato alla natura stessa
dell’alga. L’alga fornisce una biomassa che non ha bisogno di terre
arabili per essere prodotta. La base per produrre alghe può
essere l’acqua marina, che è uno degli unici due “beni non
economici” che esistono sulla Terra, insieme all’aria. Tutti gli
altri beni sono rari e quindi, economicamente, hanno un valore.
Quando ci saranno risultati su larga
scala?
Il potenziale come ho detto è enorme,
perché per produrre alghe si può usare acqua marina e
perfino acqua inquinata. Non solo: le alghe si nutrono di
inquinanti e purificano l’acqua inquinata. Il potenziale è
enorme perché le rese per ettaro sono molto più alte
di quelle che si ottengono sulle terre arabili. Però siamo
ancora quasi alla stadio della ricerca fondamentale.
Cosa vuol dire?
Credo che uno dei maggiori
rischi sia veicolare un messaggio sbagliato sulle alghe:
cioè che sono già lì, pronte, per domani. No,
c’è da investire, c’è da fare moltissima ricerca, e
fra qualche anno ci renderemo conto se sarà possibile
produrre biocarburanti, bioenergia, biomasse dalle alghe.
L’Italia sembra in pole position in questo
settore, visto che l?Università di Firenze ospita un centro
di eccellenza per la ricerca sulle
alghe.
Assolutamente. Tra l’altro lo scorso 24 marzo il
porto di Venezia ha annunciato il lancio di una centrale ad alghe.
Il presidente del porto di Venezia è Willer Bordon, che
è stato ministro dell’Ambiente in Italia.
Quella di Venezia sarà quindi la prima centrale
ad alghe in Italia?
Assolutamente. Dovrebbe essere
operativa tra 2-3 anni e l’idea di fondo non è produrre
biocarburanti, ma bioenergia. Il che significa coltivare le alghe
all’interno di appositi bioreattori, di bruciarle come biomassa, e
di recuperare la CO2 che viene emessa bruciandole per nutrire le
alghe nei bioreattori. Quindi è un ciclo chiuso e non ci
sono emissioni di CO2. La qual cosa ha un che di…
meraviglioso.
Gianluca Cazzaniga
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