
Mezzi danneggiati, operai minacciati: in Toscana è scontro sull’opera. Marco Duranti, presidente di Legambiente Firenze, spiega che il parco è necessario.
Produrre bioenergia dalle alghe è possibile. “Il potenziale è enorme, perché per produrre alghe si può usare acqua marina e perfino acqua inquinata”, spiega il segretario generale dell’European Biodiesel Board.
Per l’occasione abbiamo intervistato a Bruxelles uno dei fautori
di questa iniziativa, Raffaello Garofalo, segretario generale
dell’European Biodiesel Board.
Le alghe sono la nuova frontiera per i
biocarburanti?
Sono una frontiera di assoluto
interesse. Non solo per i biocarburanti, ma direi più in
generale per le bioenergie.
Perché investire nelle alghe?
Il
potenziale è enorme, ed è legato alla natura stessa
dell’alga. L’alga fornisce una biomassa che non ha bisogno di terre
arabili per essere prodotta. La base per produrre alghe può
essere l’acqua marina, che è uno degli unici due “beni non
economici” che esistono sulla Terra, insieme all’aria. Tutti gli
altri beni sono rari e quindi, economicamente, hanno un valore.
Quando ci saranno risultati su larga
scala?
Il potenziale come ho detto è enorme,
perché per produrre alghe si può usare acqua marina e
perfino acqua inquinata. Non solo: le alghe si nutrono di
inquinanti e purificano l’acqua inquinata. Il potenziale è
enorme perché le rese per ettaro sono molto più alte
di quelle che si ottengono sulle terre arabili. Però siamo
ancora quasi alla stadio della ricerca fondamentale.
Cosa vuol dire?
Credo che uno dei maggiori
rischi sia veicolare un messaggio sbagliato sulle alghe:
cioè che sono già lì, pronte, per domani. No,
c’è da investire, c’è da fare moltissima ricerca, e
fra qualche anno ci renderemo conto se sarà possibile
produrre biocarburanti, bioenergia, biomasse dalle alghe.
L’Italia sembra in pole position in questo
settore, visto che l?Università di Firenze ospita un centro
di eccellenza per la ricerca sulle
alghe.
Assolutamente. Tra l’altro lo scorso 24 marzo il
porto di Venezia ha annunciato il lancio di una centrale ad alghe.
Il presidente del porto di Venezia è Willer Bordon, che
è stato ministro dell’Ambiente in Italia.
Quella di Venezia sarà quindi la prima centrale
ad alghe in Italia?
Assolutamente. Dovrebbe essere
operativa tra 2-3 anni e l’idea di fondo non è produrre
biocarburanti, ma bioenergia. Il che significa coltivare le alghe
all’interno di appositi bioreattori, di bruciarle come biomassa, e
di recuperare la CO2 che viene emessa bruciandole per nutrire le
alghe nei bioreattori. Quindi è un ciclo chiuso e non ci
sono emissioni di CO2. La qual cosa ha un che di…
meraviglioso.
Gianluca Cazzaniga
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Mezzi danneggiati, operai minacciati: in Toscana è scontro sull’opera. Marco Duranti, presidente di Legambiente Firenze, spiega che il parco è necessario.
I dati degli ultimi anni indicano un rallentamento nel processo di transizione energetica in Italia. Il rischio è di mancare gli obiettivi al 2030.
Per la prima volta, in Cina il calo delle emissioni di CO2 sono correlate alla crescita di energia rinnovabile. Che viene finanziata anche all’estero.
Venticinque esperti si confrontano su comunità energetiche, nucleare di nuova generazione, biocarburanti e termovalorizzazione dei rifiuti: “Serve coraggio e una coscienza collettiva”.
L’intelligenza artificiale sta diventando sempre più presente nelle nostre vite. Ma qual è il suo vero impatto ambientale? Una domanda banale che necessità risposte più complesse.
Un nuovo rapporto su produzione e consumo di energia in Francia evidenzia una rapida crescita delle fonti rinnovabili rispetto al 2023.
La Cina ha registrato il primo calo delle emissioni di CO2 dovuto a fattori strutturali e non a un calo della domanda.
La potenza installata di solare e eolico in Cina ha superato quella del carbone. Ma Pechino non arresta lo sviluppo della fonte fossile più pericolosa.
Il rapporto annuale dell’agenzia Irena indica che il 92,5 per cento dei nuovi impianti installati nel 2024 è legato alle fonti rinnovabili.