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Esclusiva intervista al presidente dell’IPCC e Premio Nobel per la Pace, Rajendra Pachauri.
L’economista indiano Rajendra Pachauri, ex presidente dell’Ipcc è morto lo scorso 14 febbraio dopo intervento al cuore. Aveva 79 anni. Pachauri aveva presieduto il panel intergovernativo sui cambiamenti climatici dal 2002 fino alle dimissioni nel 2015, dopo che un dipendente della sua società di ricerca lo aveva accusato di molestie sessuali. L’IPcc e l’ex vicepresidente americano Al Gore vinsero il premio Nobel nel 2007 “per i loro sforzi per ampliare le conoscenze sul cambiamento climatico antropogenico e gettare le basi per contrastarlo”.
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LifeGate nel 2009, in occasione della tavola rotonda organizzata dalla Viu (Venice international university, durante il meeting che ha visto più di 200 scienziati riuniti per stilare le linee guida del Quinto rapporto dell’Ipcc sui cambiamenti climatici, aveva avvicinato Rajendra Pachauri, scambiando con lui qualche battuta.
Mr. Pachauri: ogni anno si aggiungono nuove conoscenze e nuovi dati sul cambiamento climatico. Cosa sappiamo oggi e come dobbiamo intervenire?
Innanzitutto oggi sappiamo che dobbiamo agire. I dati e le proiezioni fornite dall’Ipcc sono chiari sia per quanto riguarda lo stato del cambiamento climatico che è veramente serio, ma soprattutto per quanta riguarda le proiezioni future. Dobbiamo mitigare e ridurre drasticamente le emissioni di gas serra, altrimenti l’impatto sarà molto serio, soprattutto guardando al futuro. Oggi le conoscenze che abbiamo sul cambiamento climatico sono più chiare e molte persone in tutto il mondo hanno capito che dobbiamo e possiamo fare qualcosa.
Cosa si aspetta dal prossimo summit sul clima che si terrà a Copenaghen, in dicembre?
Mi aspetto di raggiungere un accordo, una serie di decisioni a livello globale che tutte le nazioni dovranno intraprendere. Ad esempio la drastica riduzione delle emissioni di gas serra, ma anche nuove misure di adattamento per i Paesi in via di sviluppo, trasferendo conoscenze e tecnologie dai paesi sviluppati.
Lei poco fa ha usato delle parole forti: “Siamo un unico universo, siamo un’unica famiglia”. Qual è il siginificato di queste parole?
Io penso sia necessario preoccuparci del cambiamento climatico. Sarebbe un terribile errore non occuparci del problema, soprattutto per i giorni a venire, per il prossimo futuro, perché ciò che accadrà in una parte del mondo, si rifletterà poi nel resto del pianeta. E per fare ciò abbiamo bisogno di pace, di stabilità sociale, altrimenti il cambiamento climatico potrà produrre una crisi a livello globale. In questo senso “siamo un unico universo, siamo un’unica famiglia”.
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