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Ha votato il 40 per cento dei residenti all’estero: tanti rispetto al passato. I Comitati del No minacciano ricorsi, per la Farnesina è tutto regolare.
C’è già un primo, significativo dato sul referendum costituzionale di domenica, ed è l’affluenza al voto da parte degli italiani all’estero: siamo oltre il 40 per cento, un dato molto alto se paragonato al 32 per cento delle elezioni politiche del 2013 o al 19 per cento per il più recente referendum sulle trivelle, quando peraltro era necessario il raggiungimento del quorum. A questo punto, è lecito attendersi per domenica una partecipazione al voto quasi da record tra i residenti in Italia. Le operazioni di voto per corrispondenza, iniziate una decina di giorni fa, si sono chiuse giovedì alle 16 orario locale di tutti i fusi orari del mondo. La prima sede a chiudere è stata Wellington, in Nuova Zelanda quando in Italia erano le 5 del mattino di ieri. L’ultima Vancouver, all’una del mattino di oggi, ora italiana. Ora tutte le schede raccolte confluiranno verso Roma: 195 corrieri diplomatici contenenti il materiale elettorale in partenza da 195 sedi viaggeranno su 210 diversi voli accompagnati da funzionari del ministero degli Esteri. Tra le tratte aeree e quelle terrestri i corrieri della Farnesina percorreranno un totale di 549.552 chilometri e 816 ore di volo.
Come si vede, si tratta di una serie di procedure molto elaborate e un dispiego di mezzi anche economici notevoli, al fine di garantire quanto più possibile la regolarità di un voto, quello per corrispondenza, che ha suscitato grandi polemiche durante la campagna elettorale, prima ancora dello spoglio che ovviamente inizierà domenica notte, in contemporanea con quello delle schede ‘italiane’. I Comitati del No, in particolare, hanno puntato il dito sulle pecche in fatto di segretezza e unicità contenute dalla legge sul voto all’estero, introdotta nel 2001 con una legge di riforma costituzionale, prevede la spedizione agli italiani residenti all’estero di un plico contenente la scheda da votare e restituire in ambasciata o al consolato: una procedura che in effetti nelle precedenti tornate elettorali ha portato a inchieste relativi a compravendite di schede o ‘voti in sequenza’.
Molto contestata è stata anche la lettera spedita dal presidente del Consiglio Matteo Renzi agli italiani all’estero, contenente indicazione di voto per il sì, tanto che una vittoria del Sì con i voti decisivi degli italiani all’estero (che storicamente hanno spesso premiato il centrosinistra) potrebbe portare a un ricorso da parti dei comitati avversi. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni anche dopo la fine delle procedure ha difeso l’operato della Farnesina, dicendosi “offeso delle accuse secondo cui la rete consolare o diplomatica italiana avrebbe invitato a votare sì”. Gentiloni ha ricordato che “si è votato più volte con questa legge tra elezioni politiche e diversi referendum, credo che chi ci ascolta abbia capito che tutta questa polemica esplosa improvvisamente sul metodo di un voto è dettata dal fatto che quando sei testa a testa il voto all’estero è importante”. Per il momento non si segnalano notizie di sospette irregolarità, ma la nottata di domenica, quando si terrà lo scrutinio, potrebbe essere molto calda.
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