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I fili di plastica riciclata che escono dalla penna 3D diventano un’opera d’arte indossabile che sensibilizza sul tema della violenza contro le donne.
Lui li chiama “I ricami dell’anima” quei filamenti di plastica riciclata con cui realizza le proprie opere. Un’espressione che lascia trasparire l’urgenza e il bisogno interiore di trasformare il dolore in altro: in bellezza. Riccardo Antonio Leone, classe ’95, originario di Camposampietro ma cresciuto a Noale, in Veneto, è da qui che parte per la sua ricerca: dalla sofferenza per un passato difficile che prende forma attraverso composizioni astratte e figurative realizzate con quella penna 3D che sua sorella gli ha regalato a Natale di un anno fa. Un oggetto che ha permesso a Leone di “disegnare nell’aria, quasi di rendere tridimensionale il gesto di Pollock”. Nel suo ultimo progetto, l’arte incontra la moda al servizio di una tematica sociale importante come la violenza sulle donne. Il risultato è “un’opera d’arte indossabile”.
“L’ispirazione nasce circa sei anni fa, sul finire delle scuole superiori – ci racconta Leone –, quando il professore proiettava le opere, io facevo sugli angoli del foglio degli appunti una serie di disegni astratti. Poi ho iniziato a disegnare anche al di fuori dalle lezioni, accumulando circa 600 schizzi”. Il disegno per l’artista diventa un modo per esorcizzare un passato travagliato, un mezzo di espressione e di ricerca interiore, che si concretizzano inizialmente nella realizzazione di opere a partire da lame di alluminio piegate e deformate.
È la grande passione per lo scultore americano John Angus Chamberlain a spingere Leone a creare una sorta di ibrido tra pittura e scultura. Poi la ricerca si sposta su oggetti di uso domestico rotti o mal funzionanti, come le padelle, con “l’idea di ridare vita a oggetti destinati alla discarica”. Un po’ come se fosse “la metafora della vita e del corpo umano, che inevitabilmente con il passare del tempo non ha più quella bellezza estetica quasi edonistica ma che può ritrovare vita attraverso la cura”.
La sperimentazione e la ricerca della propria cifra stilistica per Leone passano anche attraverso delle live performance, in cui l’artista disegna su tele di tre-quattro metri. È però con l’arrivo della penna 3D che sembra trovare la sua strada: “L’idea era quella di riuscire a rendere tridimensionali i disegni fatti su carta – ci spiega –. Avevo provato con il filo di cotone e la colla Vinavil ma il risultato non rendeva. Poi succede che mia sorella mi regala la penna 3D per Natale e da lì ho cominciato a usarla. Ho continuato a girare per eventi in cui disegnavo in aria con la penna 3D e ho cominciato a riscuotere dei successi: era qualcosa di nuovo e di mai visto”.
La vita porta Leone a trasferirsi a Milano nell’ottobre 2019 per frequentare un master in Economia del turismo all’università Bocconi. “Capisco subito che Milano è fashion, design e finance. Ecco perché ho cercato di reinventarmi esplorando delle sinergie tra arte e moda. Ho applicato il 3D a qualcosa che potesse essere vestito. L’idea era vestire i miei disegni e quindi le mie emozioni”. La lavorazione della materia avviene a partire da un blocco di plastica riciclata che, se riscaldata, esce dalla penna 3D sotto forma di filo da modellare rapidamente prima che si raffreddi.
È così che Leone realizza l’abito, oggetto del suo ultimo progetto fotografico, che riesce a presentare autonomamente fuori dalla sfilata di Versace durante la fashion week milanese di febbraio. In quell’occasione la modella che lo indossa – che non è la stessa qui fotografata – è una vittima di stupro. “Avevo conosciuto una ragazza con cui dovevo fare degli shooting, siamo diventati amici, io le ho raccontato la mia storia e lei ciò che aveva subìto. Così le ho proposto questo progetto, cioè di vestirsi delle proprie emozioni. È stato molto toccante, perché stavo lavorando con il passato e la vita di qualcun altro”.
L’arancione brillante, le curve della materia, forme che sporgono, intrecci di linee che coprono metà del viso e scendono sul corpo compongono questa “opera d’arte da indossare”, come se fosse un’energia che esplode dall’interno. Ma non è l’unico lavoro che Leone realizza: successivi, ma sempre in penna 3D, sono gli occhiali, che ricordano i modelli iconici portati da Peggy Guggenheim, la borsa, che reinterpreta la forma di una sella da bicicletta, e le sneaker, un riadattamento di un famoso modello Nike.
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