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Perché gli elettrodomestici e gli oggetti elettronici smettono di funzionare dopo così poco tempo, costringendoci a rimpiazzarli ciclicamente? La risposta sta in due parole: obsolescenza programmata. Questi apparecchi hanno scritto nel loro dna che devono avere vita breve – in modo da incentivare i consumi. Prodotti che “muoiono” dopo lo scadere del periodo di garanzia secondo uno studio
Perché gli elettrodomestici e gli oggetti elettronici smettono di funzionare dopo così poco tempo, costringendoci a rimpiazzarli ciclicamente? La risposta sta in due parole: obsolescenza programmata. Questi apparecchi hanno scritto nel loro dna che devono avere vita breve – in modo da incentivare i consumi. Prodotti che “muoiono” dopo lo scadere del periodo di garanzia secondo uno studio tedesco condotto dal ricercatore Stefan Schridde su una ventina di oggetti elettronici ed elettrodomestici. Questo il punto di partenza dell’indagine Spazzatura elettronica di Raffella Pusceddu e Elisabetta Camilleri.
Questa sera a @presadiretta_ un’indagine sul (corto) circuito dei #raee, i rifiuti elettrici ed elettronici https://t.co/6cT0M9m9iJ pic.twitter.com/sZorTqCyrT
— LifeGate (@lifegate) 6 febbraio 2017
E così da icone scintillanti del benessere e della tecnologia le nostri lavatrici e lavapiatti, i nostri cellulari e computer diventano presto spazzatura. Si parla di tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettrice ed elettroniche (Raee), 10 milioni all’anno solo in Europa, che hanno un alto potenziale di riciclo. Infatti, in Europa si può recuperare addirittura l’85 per cento di una lavatrice gettata.
Per capire se questa spazzatura viene effettivamente valorizzata lo sguardo di sposta sull’Italia. Nel nostro paese dal 2007 si paga una tassa ogni volta che si acquista un elettrodomestico o un oggetto elettronico, in teoria destinata a sostenere il corretto smaltimento dei Raee all’interno di impianti di trattamento. In realtà solo il 35 per cento di questi finisce in questo circolo virtuoso mentre oltre il 60 per cento dei Raee entra in un circuito illegale che vede gli apparecchi attraversare terra e mare per raggiungere discariche abusive in paesi in via di sviluppo.
Tra queste c’è la discarica Agbogbloshie in Ghana, nei pressi della capitale Accra. Si tratta del più grande deposito illegale di rifiuti elettrici ed elettronici in Africa, forse del mondo. Qui Riccardo Iacona, autore e conduttore di Presadiretta, ha incontrato Mike Anane, attivista e giornalista ghanese che ha fatto conoscere il disastro ambientale e sociale di Agbogbloshie. In questa distesa enorme, una vera propria città nella città, lavorano in condizioni infernali 70mila persone secondo le stime di Anane: respirando nubi di diossina provocate dalla plastica bruciata per ricavare il rame e a contatto diretto con inquinanti e veleni come il cadmio, il piombo, il mercurio e i policlorobifenili (Pcb). Inquinamento che ha raggiunto anche il mare penetrando le falde acquifere del fiume Odaw.
E così dalle fabbriche agli scaffali, per passare poi dalle nostre mani (troppo brevemente) a quelle di chi rovista montagne di rifiuti per guadagnare qualche soldo, nel ciclo di vita degli oggetti elettrici ed elettronici qualcosa si è rotto.
L’indagine sui Raee, Spazzatura elettronica, è a cura di Raffella Pusceddu e Elisabetta Camilleri, il servizio La discarica di Agbogbloshie è a cura di Riccardo Iacona. Entrambi vanno in onda su Presadiretta lunedì 6 febbraio alle 21:15 su Raitre.
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