
In occasione dell’uscita online di Green love, la prima web serie sulla sostenibilità targata LifeGate, incontriamo i due protagonisti che ci raccontano come, nella serie e nella vita, possiamo fare piccole scelte con grandi impatti sul pianeta.
Lo scorso aprile oltre un terzo dell’elettricità prodotta in Europa proveniva da rinnovabili. Non era mai accaduto prima. Ma in Italia i prezzi sono tra i più elevati.
Idroelettrico, eolico e fotovoltaico continuano a crescere e a togliere spazio ai combustibili fossili. E per la prima volta raggiungono la quota record del 38 per cento di elettricità prodotta da fonti rinnovabili in Europa. E tutto questo a scapito di carbone, gas e nucleare, che calano rispettivamente di tre punti percentuali (dal 33 al 30) e di un punto percentuale (dal 28 al 27). A rivelarlo è l’Osservatorio europeo sul mercato energetico che pochi giorni fa ha pubblicato il quarto rapporto sul mercato energetico.
Il record è stato segnato lo scorso aprile, complici le temperature miti registrate in tutto il continente. Ciò ha implicato una domanda moderata di elettricità per il riscaldamento, contribuendo di conseguenza a mantenere i prezzi all’ingrosso più bassi. Al contrario l’ondata di caldo di giugno che ha colpito le aree meridionali ed orientali hanno fatto impennare la domanda di elettricità, in particolare quella residenziale. Tra aprile e maggio 2018 l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili nell’Europa a 28 è stata di oltre 80 terawattora (Twh), pari a due volte i consumi elettrici di Ungheria e Repubblica Ceca messi insieme.
Ieri il 15% della domanda di elettricità in #UE è stato coperto dal vento. #renewables #windenergy pic.twitter.com/iD4csv8FHJ
— Rudi Bressa (@RudiBressa) 23 ottobre 2018
Ma nel rapporto si legge anche come l’Europa continui ad importare enormi quantità di carbone. Si parla di 34.100 Mt (megatonnellate), praticamente la stessa quantità del medesimo periodo del 2017 e in leggero aumento rispetto al 2016. Da sottolinere che comunque c’è stato un calo complessivo rispetto al 2015 del 20 per cento, che non è certo poco. I maggiori fornitori sono la Russia (43 per cento), gli Stati Uniti (20%), l’Australia e la Colombia (entrambe con circa il 12 per cento).
Lo sottolineava recentemente anche l’indice internazionale che valuta le prestazioni dei vari paesi in materia energetica e curato dal World energy council: l’Italia perde quattro posizioni in fatto di sicurezza energetica proprio a causa del costo dell’energia superiore rispetto ai principali concorrenti internazionali. E a confermarlo arriva anche l’Osservatorio europeo: dopo il Regno Unito (60 €/MWh), la Grecia (56 €/MWh) e l’Irlanda (55 €/MWh), l’Italia è al quarto posto con 54 €/MWh).
L’Italia continua ad essere ai primi posti per produzione energetica da fonti rinnovabili, e ha già raggiunto gli obiettivi climatici al 2020. Ma per comprendere il contributo del nostro paese a livello europeo è necessario fare un calcolo diverso. Se prendiamo la produzione elettrica europea totale, che è stimata in 3,1o milioni di GWh (fonte Eurostat) e ne estrapoliamo la percentuale di rinnovabili (38 per cento), risultano circa 1,18 milioni di GWh “green”. Se poi prendiamo la produzione di elettricità italiana (285mila GWh, fonte Terna) e ne calcoliamo la produzione da fonti rinnovabili (circa il 30 per cento), ne consuegue una produzione di circa 85.600 GWh di elettricità. Rapportando le diverse quote, ne consegue che il contributo italiano è di circa il 7 per cento sul totale. Quota certo non trascurabile.
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