Una scommessa vinta quella del piccolo Paese sudamericano. Una favola iniziata poco più di 10 anni fa, quando l’Uruguay ha deciso di puntare sull’indipendenza energetica. Non avendo fonti fossili in casa e ed essendo dipendente dalla importazioni estere, il Governo ha deciso di investire nelle rinnovabili, eolico in particolare. E oggi può vantare di essere uno dei Paesi del Sudamerica ad utilizzare la maggior quantità di energie rinnovabili. Una scalata di portata storica, visto che dal 2013 (84 per cento), si è passati al 95 per cento.
Secondo un nota diffusa dai rappresentanti del Governo in Expo lo scorso luglio: “La quota di energia eolica raggiungerà il 33 per cento del totale dell’energia elettrica prodotta nel 2016 e ciò renderà l’Uruguay il Paese con maggiore sfruttamento del vento per la generazione di energia, davanti alla Danimarca, la Spagna e la Germania”.
Una scalata iniziata nel 2005, quando il Governo ha iniziato a investire il 3 per cento del prodotto interno lordo (Pil) nelle rinnovabili. Oggi, secondo quanto riporta il Guardian, “Gli investimenti energetici – per lo più nelle rinnovabili, ma anche nel gas liquido – sono cresciuti enormemente, arrivando a sette miliardi di dollari, pari al 15 per cento del Pil annuo del paese”. Partendo da una base solida di idroelettrico e puntando decisamente su eolico, biomassa e solare. L’Uruguay inoltre è arrivata a Parigi con un impegno preciso: tagliare dell’88 per cento le emissioni di CO2 entro il 2017, rispetto ai livelli medi degli anni 2009-2013.
Il Paese, grazie anche a queste politiche, si è classificato al 22mo posto a livello mondiale (l’Italia è 25 dopo lo Zambia) secondo il The Global Green Economy Index, che misura le performance dei Paesi nella “green economy”. L’indice tiene conto di indicatori come “la qualità dell’aria, la biodiversità e l’habitat, i trasporti, gli investimenti nelle energie rinnovabili, l’agricoltura e il turismo”.
Certo, l’Uruguay è un Paese di quasi 3,5 milioni di persone. Ma tant’è che è stato capace di mostrare al resto del mondo che, con una precisa politica programmata e supportata finanziariamente, la transizione energetica, dalle fossili alle rinnovabili, è possibile.
In un momento in cui la transizione energetica sta accelerando e le energie rinnovabili sono in crescita, la produzione di petrolio negli Stati Uniti non si ferma.
Tra gennaio e giugno in Italia la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha segnato un +27,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023.
Un gruppo di associazioni chiede a Eni di sospendere il contratto con chi occupa i Territori palestinesi. E il governo della Colombia ha fermato l’invio di carbone.
Tra i sistemi di accumulo di energia, la batteria agli ioni di litio è sicuramente la tecnologia con più mercato. Ma altre formule più efficienti si stanno lentamente affermando.
L’1 luglio il governo ha consegnato il nuovo Piano nazionale integrato energia e clima. Purtroppo però non rappresenta la realtà che servirebbe all’Italia.
Secondo i dati dell’Energy Institute, quello passato è stato l’anno che ha “bruciato” più energia di sempre: crescono sia il fossile che le rinnovabili.