L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
Alla consegna dei diplomi dell’università di Morehouse, l’imprenditore Robert F. Smith stupisce tutti e promette di estinguere i debiti universitari dei neolaureati di quest’anno.
“Per conto delle otto generazioni della mia famiglia che hanno vissuto in questo paese, metteremo un po’ di carburante nel vostro motore. Questa è la mia classe, la classe del 2019. E la mia famiglia farà un finanziamento per cancellare i vostri debiti universitari”. A parlare sul palco dell’università di Morehouse, nella città americana di Atlanta, è l’imprenditore miliardario Robert F. Smith. In platea quasi quattrocento studenti, tutti maschi afroamericani, che dopo un istante di incredulità accolgono il suo annuncio con una lunga ovazione.
Con un patrimonio personale stimato in 5 miliardi di dollari, Robert F. Smith è alla posizione 355 nella classifica delle persone più ricche al mondo stilata dalla rivista Forbes. Nella graduatoria degli Stati Uniti è il 163mo, il primo afroamericano. Smith, 56 anni, deve le sue fortune alla società di private equity Vista Equity Partners, che ha fondato nel 2000. Ad oggi gli asset gestiti superano i 46 miliardi di dollari, tutti investiti nel ramo dei software.
Secondo una fonte del New York Times, che ha preferito mantenere l’anonimato, Smith ha maturato quest’idea soltanto negli ultimi giorni e non ne ha parlato quasi con nessuno, nemmeno con l’amministrazione dell’ateneo. Non è stato ancora svelato con esattezza il costo della sua operazione, ma le indiscrezioni della stampa parlano di 40 milioni di dollari. Per avere un ordine di grandezza, nell’ultimo anno accademico le tasse dell’ateneo ammontavano a più di 25mila dollari, ma il conto sale a circa 48mila se si aggiungono anche i libri, l’alloggio e altre spese. Nove iscritti su dieci, fa sapere l’istituto, ricorrono a un qualche genere di sostegno finanziario.
Robert F. Smith, che ha già alle spalle diverse iniziative filantropiche, con quest’annuncio si è guadagnato pagine sui giornali di tutto il mondo, ma soprattutto la gratitudine di centinaia di famiglie. “Eravamo in toga, faceva caldo, il sole ci abbagliava. Tenevamo in alto i fogli per evitare che il sole ci finisse negli occhi. Tutti sono saltati in piedi, hanno applaudito, c’era gente che piangeva. È stata la cosa più incredibile in assoluto”, ha raccontato al New York Times Ernest Holmes, che inizierà presto a lavorare come ingegnere informatico per Google a Mountain View. I suoi genitori non si dovranno più preoccupare di rimborsare i 10mila dollari presi a prestito per pagargli gli studi.
Se per noi italiani è la norma accendere un mutuo per comprare casa, negli Stati Uniti si comincia qualche anno prima, per garantirsi la possibilità di studiare nelle università più valide (e costose). Le statistiche della Federal Reserve (la banca centrale a stelle e strisce) testimoniano che il 69 per cento degli iscritti all’università nel 2018 ha fatto ricorso a un prestito. Di norma, al momento della laurea, ciascuno di loro ha sulle spalle un debito di 29.800 dollari, contratto con le banche private oppure con i programmi federali, per una media di 303 dollari al mese.
Many people do not think of student debt as a women’s issue. It clearly is: Women hold nearly two-thirds of the outstanding #studentloandebt in the United States — almost $929 billion as of early 2019. Learn more: https://t.co/RGpAm6NE9x pic.twitter.com/B6qSasJaqk
— AAUW (@AAUW) 20 maggio 2019
Per l’esattezza, sono 44,7 milioni gli americani che hanno contratto debiti universitari per se stessi o per un familiare. Sommandoli si raggiunge la cifra stratosferica di 1.560 miliardi di dollari, 521 in più rispetto all’intero volume di debito legato alle carte di credito. Questo fenomeno ha conseguenze che si dipanano su vari livelli. Il primo è quello della tranquillità economica del singolo nucleo familiare: il 31 per cento degli intervistati per un sondaggio di Banknote rivela di aver dovuto rimandare il progetto di comprare una casa. Ma a lungo andare entra in gioco anche la stabilità del sistema finanziario. L’11,5 per cento dei finanziamenti, fa sapere la Fed, vede un ritardo nei pagamenti di oltre 90 giorni o va considerato insolvente.
“My name is Cody. I am a first generation #college #student. I am an advocate at @DebtCrisisOrg and my total #studentdebt is $29,836.” pic.twitter.com/RmZ5PFtICL
— StudentDebtCrisis (@DebtCrisisOrg) 17 maggio 2019
A partire dalla crisi economica globale, i debiti universitari hanno segnato un boom e oggi sono uno degli argomenti di dibattito più vivi nella politica d’Oltreoceano. Di recente ha fatto molto scalpore la presa di posizione della candidata alle primarie democratiche Elizabeth Warren. Se verrà eletta, promette, i debiti in essere saranno azzerati e le università pubbliche diventeranno gratuite.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
Un rapporto indica che la capitale dell’Indonesia Giacarta accoglie ormai 42 milioni di persone: più di Dacca, seconda, e di Tokyo.
Dopo la prima bozza di piano profondamente sbilanciata a favore della Russia, ora c’è una nuova bozza di accordo che piace all’Ucraina.
La sentenza è arrivata sul caso di due cittadini polacchi sposati in Germania. La Polonia si era rifiutata di riconoscere il loro matrimonio.
Nella notte è uscita una nuova bozza che fa crollare le speranze. 30 paesi scrivono alla presidenza che è inaccettabile.
Il piano di pace per l’Ucraina ricorda molto quello per la Striscia di Gaza. Kiev dovrebbe cedere diversi suoi territori alla Russia e ridimensionare l’esercito.
La risoluzione dell’Onu su Gaza prevede l’invio di truppe internazionali e il disarmo di Hamas. Ma la strada è subito in salita.
Un rapporto della ong israeliana PHRI denuncia la strage di palestinesi nelle strutture detentive israeliane. I morti ufficiali sono 98 ma si contano centinaia di dispersi.
La procura di Istanbul ha formulato le accuse nei confronti dell’ex sindaco Ekrem Imamoglu. I capi d’accusa per l’oppositore di Erdoğan sono 142 per oltre 2.500 anni di carcere.

