Il crollo dei prezzi del carbone è realtà. La miniera di carbone Isaac Plains in Australia, valutata 860 dollari australiani (circa 631 milioni dollari americani) tre anni fa, è stata venduta a un dollaro. Secondo quanto ha riportato Bloomberg, il gruppo minerario brasiliano Vale SA e la giapponese Sumitomo Corp. hanno venduto per un dollaro
Salutiamo il bacino di Galilee: diventerà la più grande miniera di carbone
Con il via libera del ministro dell’Ambiente australiano Greg Hunt, l’impresa mineraria indiana Adani e il costruttore siderurgico Carmichael possono iniziare a sventrare il bacino di Galilee nel Queensland, in Australia. Che diverrà la più grande miniera di carbone – di sicuro dell’Australia, ma forse anche del mondo. Il carbone passerà su cargo mercantili
Con il via libera del ministro dell’Ambiente australiano Greg Hunt, l’impresa mineraria indiana Adani e il costruttore siderurgico Carmichael possono iniziare a sventrare il bacino di Galilee nel Queensland, in Australia. Che diverrà la più grande miniera di carbone – di sicuro dell’Australia, ma forse anche del mondo.
Il carbone passerà su cargo mercantili sopra la Grande barriera corallina, già morente, per essere bruciato in sporchissime centrali indiane e asiatiche.
Questa storia d’orrore è scritta nel progetto minerario da 16,5 miliardi di dollari, che prevede l’escavazione e l’apertura di sei bacini a cielo aperto e 5 miniere sotterranee, su un’estensione di terreno pari a sette volte quella della capitale Sydney. A questo impatto paesaggistico-ambientale si aggiungono 189 km di reti ferroviarie che saranno costruite per portare 60 milioni di tonnellate di carbone all’anno verso i porti della costa orientale dell’Australia. Da lì, a bordo di navi cargo, il carbone passerà sulla Grande barriera corallina verso le sporche e inquinanti centrali elettriche in India e in tutta l’Asia. Bruciandolo, si genererà energia elettrica per 100 milioni di case indiane.
Gli impatti ambientali sono incalcolabili. Secondo Greenpeace, le attività causeranno un aumento di 128 milioni di tonnellate annue di CO2 in atmosfera. La stessa impresa mineraria stima che le emissioni dirette dovute alle “emissioni fuggitive” saranno di circa 3 miliardi di tonnellate di CO2 nell’arco di vita dei 60 anni prevista dalla miniera. Dal calcolo sono cioè escluse quelle dovute poi alla combustione del carbone nelle vetuste centrali termoelettriche asiatiche. A rischio anche la Grande barriera corallina, che è situata proprio davanti alle coste del Queensland ed è già malata, come non mai, ed è già stata messa a dura prova dalle attuali attività minerarie in Australia.
La Grande barriera corallina è minacciata da tutte le attività industriali lungo la costa, come l’espansione del porto di Abbot Point, dagli scarichi agricoli, dalla cattiva qualità dell’acqua e ora dall’intensificarsi del traffico navale di petroliere e navi di carbone. Peter Mumby, presidente dell’Australian Coral Reef Society, la più antica organizzazione al mondo dedicata allo studio dei banchi corallini, ha riferito che la copertura di coralli si è dimezzata da quando l’area è stata inclusa nella lista del Patrimonio Mondiale negli anni 1980. Entro il 2050 vi saranno meno pesci e grandi distese di alghe dove una volta prosperavano complesse strutture coralline. Secondo Ove Hoegh-Guldberg, direttore del Global Change Institute dell’University of Queensland, gli sforzi correnti per aiutare la Barriera sono inadeguati.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
I manifestanti provenienti da 12 nazioni insulari del Pacifico, a bordo di imbarcazioni tradizionali, hanno cercato di bloccare il porto di Newcastle per evidenziare la loro preoccupazione per il cambiamento climatico.
L’Unesco, per ora, può tirare un sospiro di sollievo. Il ministro dell’Ambiente australiano, Greg Hunt, ha fatto marcia indietro sulla realizzazione del più grande scalo al mondo per l’esportazione del carbone, Abbot Point, a poca distanza dalla Grande barriera corallina . Dopo che Hunt aveva dato il via libera alla multinazionale indiana Adani per
Sulle Dolomiti sono apparsi degli adesivi che invitano a riflettere sugli impatti dell’overtourism. Dopo Spagna e Grecia, il dibattito arriva anche in Italia.
Anche nel 2023 il centro e il sud America sono state le zone del mondo più pericolose per i difensori dell’ambiente, conferma la ong Global witness.
I tre Paesi del Pacifico, assediati dall’innalzamento degli oceani, hanno presentato proposta formale alla Corte penale internazionale.
Si parla per ora di 230 vittime, di cui 128 uccise da frane e inondazioni improvvise. Centinaia di migliaia di persone evacuate e danni alle fabbriche
Il 22 aprile 2021 è entrato in vigore l’accordo di Escazú, per la tutela delle persone che si battono per l’ambiente in America Latina.
Dopo il sì della Corte costituzionale, anche in Colombia può entrare in vigore l’accordo di Escazú per la tutela degli attivisti ambientali.