
In Italia sono 265 gli impianti ormai disuso perché non nevica più: rimangono scheletri e mostri di cemento. E l’esigenza di ripensare la montagna e il turismo.
La vite sarda è sarda, non è stata importata da altre parti del Mediterraneo. Lo dimostra un ritrovamento recente di semi di vernaccia e malvasia risalenti a circa tremila anni fa ritrovati in un nuraghe nelle vicinanze di Cabras, facendo ritenere che la sua coltivazione fosse conosciuta nell’isola fin dall’età del bronzo. Secondo le ipotesi
La vite sarda è sarda, non è stata importata da altre parti del Mediterraneo. Lo dimostra un ritrovamento recente di semi di vernaccia e malvasia risalenti a circa tremila anni fa ritrovati in un nuraghe nelle vicinanze di Cabras, facendo ritenere che la sua coltivazione fosse conosciuta nell’isola fin dall’età del bronzo. Secondo le ipotesi degli studiosi, anche se la vite è stata addomesticata 7000 anni fa in Medio Oriente, la Sardegna risulterebbe uno dei principali centri di addomesticazione secondaria nel Mediterraneo occidentale facendo dei Sardi tra i più bravi vignaioli dell’area. Passando dalla mitologia all’archeologia, Alessandra Guigoni ci racconta su Exponet, magazine di approfondimento su cibo e alimentazione di Expo Milano, la storia dei vitigni più antichi di questa nostra meravigliosa isola.
Antichi miti sardi raccontano che l’eroe culturale Aristeo, nato dalla Terra, girovagò per il Mediterraneo portando con sé tecniche ed arti per addomesticare le api, cagliare il latte, coltivare cereali, ulivo e vite; si fermò anche in Sardegna dove rivoluzionò la cultura degli uomini di allora, insegnando loro anche come fare il vino.
Per saperne di più, leggi l’articolo su Exponet
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
In Italia sono 265 gli impianti ormai disuso perché non nevica più: rimangono scheletri e mostri di cemento. E l’esigenza di ripensare la montagna e il turismo.
Temendo la presenza di rifiuti tossici, la Groenlandia ha interrotto l’estrazione dell’uranio. Ora potrebbe essere costretta a ricominciare. O a pagare 11 miliardi di dollari.
Un elenco delle parole che l’amministrazione Trump sta scoraggiando o cancellando da siti e documenti delle agenzie federali, legate al clima e ai diritti.
L’organizzazione della Cop30 nella foresta amazzonica porta con sé varie opere infrastrutturali, tra cui una nuova – contestatissima – autostrada.
L’ex presidente delle Filippine è accusato di crimini contro l’umanità per le migliaia di omicidi extragiudiziali nell’ambito della sua lotta alla droga.
Incidente nel mare del Nord tra una petroliera e una nave cargo: fiamme e fumo a bordo, si teme lo sversamento di combustibile in mare.
Saudi Aramco, ExxonMobil, Shell, Eni: sono alcune delle “solite” responsabili delle emissioni di CO2 a livello globale.
A23a, l’iceberg più grande del mondo, si è fermato a 80 km dalla Georgia del Sud, dove ha iniziato a disgregarsi.
Una causa intimidatoria per fermare chi lotta per la difesa delle risorse naturali e contro le giganti del petrolio. È quanto sta vivendo Greenpeace per le proteste contro il Dakota access pipeline.