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Nella foresta pluviale atlantica brasiliana i ricercatori hanno classificato sette nuovi anfibi, minuscoli ed endemici.
Nonostante i loro colori sgargianti trovarle non deve essere stato facile, le sette nuove specie di rana scoperte nella foresta pluviale atlantica brasiliana sono infatti tra i più piccoli vertebrati al mondo. I “nuovi” anfibi sono più piccoli di un’ape e appartengono al genere Brachycephalus, un gruppo di rane noto per le minuscole dimensioni e per i colori sgargianti.
Gli adulti solitamente non superano il centimetro di lunghezza, mentre la colorazione brillante della pelle rappresenta un monito per i predatori, indica infatti la presenza di una potente neurotossina nella pelle delle rane, la tetrodotossina.
Questi microscopici anfibi si sono evoluti con un numero inferiore di dita alle zampe anteriori e posteriori per ridurre la propria dimensione. Grazie a questo processo di miniaturizzazione le rane, al momento di uscire dalle uova, sono pienamente sviluppate e già in grado di provvedere a sé stesse. Non devono dunque attraversare i vari stadi della metamorfosi e possono sopravvivere anche in assenza di acqua.
Un’altra peculiarità di questi piccoli animali è l’elevato endemismo, molte specie vivono infatti solo su una o alcune vette montane nella foresta brasiliana. Nonostante la relativa vicinanza delle varie popolazioni molte specie si sono evolute separatamente, divise da vallate impossibili da attraversare per questi animaletti.
Le vette selvagge e quasi inaccessibili diventano dunque dei micro-habitat popolate da anfibi che si sono sviluppati solo lì. Le rane sono state scoperte da Marcio Pie, erpetologo della Universidade Federal do Paraná in Brasile, e dal suo team dopo cinque anni di ricerche nelle foreste pluviali alle spalle della costa atlantica nel Brasile meridionale, negli Stati di Paranà e Santa Catarina.
La ricerca, pubblicata sulla rivista PeerJ, ha inoltre evidenziato come questo estremo endemismo renda particolarmente vulnerabili le rane ai mutamenti nel loro habitat. Le minacce principali sono il disboscamento illegale e i cambiamenti climatici che potrebbero alterare il delicato equilibrio delle foreste pluviali.
La scoperta degli erpetologi brasiliani rappresenta una buona notizia in un contento assai inquietante, le popolazioni di anfibi di tutto il mondo sono infatti in rapido declino e detengono il poco invidiabile primato della maggiore velocità d’estinzione tra tutti gli esseri viventi.
Gli anfibi “respirano” attraverso la pelle, questo li rende estremamente vulnerabili all’inquinamento, inoltre in molte specie in tutto il globo è stata documentata la presenza di un fungo parassita del gruppo Chytridiomycota che sta provocando fenomeni di mortalità in massa di intere popolazioni di anfibi.
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