La siccità in Spagna e Portogallo è la peggiore degli ultimi 1.200 anni

Secondo uno studio, l’ondata di siccità estrema che sta colpendo Spagna e Portogallo è la peggiore da oltre un millennio.

Erano 1.200 anni che l’intera penisola iberica non registrava condizioni così gravi di siccità. A spiegarlo è uno studio pubblicato lunedì 4 luglio sulla rivista scientifica Nature Geoscience, nel quale si spiega che a pesare è l’anticiclone delle Azzorre, che si sta trasformando per colpa dei cambiamenti climatici. 

La siccità alimentata dai cambiamenti climatici

Il fenomeno, infatti, risulta particolarmente importante per gli equilibri meteorologici in Europa occidentale, ma anche per le tendenze climatiche di lungo periodo. Gli autori dello studio spiegano che tale sistema, caratterizzato da alta pressione atmosferica, “è cambiato radicalmente nel corso del Ventesimo secolo”. In modo così profondo da risultare “senza precedenti nel corso di oltre un millennio”. 

I ricercatori hanno studiato i dati della pressione atmosferica nella zone nel corso degli ultimi 1.200 anni, constatando che soprattutto negli ultimi due secoli l’anticiclone ha progressivamente aumentato la sua zona d’influenza. Proprio, cioè, a partire dalla prima Rivoluzione industriale. 

Spagna ondata di caldo estremo
Abitanti di Madrid cercano refrigerio nel corso di un’ondata di caldo © Pablo Blazquez Dominguez/Getty Images

Il settore agricolo di Spagna e Portogallo uno dei più vulnerabili in Europa

Si tratta di un cambiamento particolarmente importante, poiché l’anticiclone delle Azzorre provoca un afflusso di aria calda e secca proprio verso Spagna e Portogallo, proveniente dall’Africa settentrionale. Secondo la ricerca, il fenomeno dovrebbe intensificarsi ancor di più nel corso dei prossimi decenni. Ciò comporterà un ulteriore abbassamento delle precipitazioni, soprattutto a partire dalla metà del secolo. 

Il calo ipotizzato è tra il 10 e il 20 per cento, il che rende il settore agricolo iberico “uno dei più vulnerabili in Europa”, si legge nello studio. In particolare, a patire rischiare saranno le vigne: si sta per questo riflettendo su come potersi adattare alla situazione, dal momento che il quantitativo di terreni utili alla coltivazione dovrebbe diminuire di almeno il 25 per cento. Allo stesso modo, la produzione di olive nella Spagna meridionale potrebbe calare del 30 per cento di qui alla fine del secolo.

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