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Dopo più di mezzo secolo di Guerra fredda, Stati Uniti e Cuba intraprendono un percorso di pace, iniziando dalla riapertura delle rispettive ambasciate dopo 54 anni.
La bandiera americana tornerà a sventolare all’Avana e la bandiera di Cuba a Washington, come non si vedeva dal 1961. Le ambasciate americane e cubane saranno riaperte nelle rispettive capitali, come dichiarato nell’annuncio rivoluzionario del presidente americano Barack Obama e quello cubano Raul Castro lo scorso dicembre.
È uno spartiacque nella storia delle relazioni tra i due paesi dopo un passato turbolento che include episodi come la Baia dei porci nel 1961 e la crisi dei missili nel 1962. Due anni di negoziati hanno portato alla riapertura delle ambasciate insieme all’aumento e al miglioramento delle collaborazioni su temi come il traffico di droga e la salvaguardia dell’ambiente.
Il 20 luglio il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez, e altre 500 persone hanno partecipato all’alzabandiera e alla cerimonia tenutasi all’ambasciata cubana a Washington. Rodriguez ha inoltre incontrato il segretario di Stato americano John Kerry segnando la prima visita di un ufficiale cubano nel paese dopo la rivoluzione di Cuba del 1959. Per la cerimonia ufficiale di riapertura dell’ambasciata americana all’Avana, invece, si dovrà aspettare agosto quando Kerry sarà in visita sull’isola caraibica.
Le ambasciate furono chiuse nel 1961, ma entrambi i paesi alla fine degli anni Settanta aprirono le cosiddette Interests Sections (USINT), create per avviare un’apertura dei rapporti diplomatici. Tuttavia, sebbene la riapertura delle ambasciate rappresenti un momento storico, simbolo di cooperazione, “la strada per la normalizzazione” è “lunga e complessa”, come dichiarato in un messaggio televisivo dal presidente Castro ai cittadini.
Obama, dal canto suo, ha alleggerito le restrizioni alle imprese americane operative a Cuba e ai cittadini statunitensi che vogliono vistare l’isola. Nonostante questo, l’embargo economico che ha rotto ogni relazione commerciale tra i due paesi dal 1962 è ancora parzialmente in vigore.
Al presidente americano spetta ora il compito spinoso di convincere il Congresso a revocare l’embargo, nonostante l’avversione dei repubblicani e di alcuni democratici. Secondo un portavoce del dipartimento di Stato ci sono ancora “questioni che non vediamo tutti allo stesso modo”, come le violazioni dei diritti umani a Cuba e dei latitanti americani scappati all’Avana.
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