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Fao, Unicef e Programma Alimentare Mondiale hanno lanciato l’allarme in un comunicato congiunto: “In Sud Sudan siamo sull’orlo della catastrofe”.
Sono più di trentamila le persone che rischiano di morire di fame nel Sud Sudan, stato che ha ottenuto l’indipendenza solo nel luglio del 2011, dopo una massacrante guerra costata la vita ad oltre due milioni di persone, ma che da allora ancora non è pacificato. A lanciare l’allarme è un comunicato congiunto firmato da Fao, Unicef e Programma Alimentare Mondiale, nel quale si sottolinea come la regione attraversi la fase di maggiore criticità da quasi due anni, a causa di un conflitto atroce, che ha già provocato – riferisce l’agenzia Afp – accuse di crimini di guerra nonché un blocco degli aiuti alimentari.
Secondo le tre agenzie delle Nazioni Unite, le zone nelle quali la situazione appare più critica sono quelle dello stato di Unità, nel nord del paese. Si tratta, infatti, dell’area maggiormente contesa tra le fazioni in campo, dal momento che è lì che sono presenti i giacimenti di petrolio. I combattimenti nell’area sono particolarmente intensi, e le violenze ripetute: stupri e rapimenti di donne e bambini sono all’ordine del giorno, nonostante un accordo di pace firmato alla fine di agosto.
Ormai – specificano le organizzazioni dell’Onu – circa 3,9 milioni di persone sono colpiti dalla crisi alimentare, il che equivale ad un terzo della popolazione totale. A preoccupare è soprattutto il fatto che tale cifra risulta in aumento dell’80 per cento rispetto ad un anno fa. Tanto basta ad indicare la situazione in alcune porzioni del Sud Sudan come la peggiore nella catalogazione “Ipc” (Classificazione della sicurezza alimentare integrata) utilizzata dalle Nazioni Unite. “Siamo all’inizio del periodo della raccolta agricola – spiega Joyce Luma, direttrice del Programma Alimentare Mondiale – e dovremmo osservare un miglioramento complessivo in tutto il paese. Al contrario, nello stato di Unità la popolazione è a un passo dalla catastrofe”.
La situazione più allarmante è quella in cui versano i bambini: “Dall’inizio dei combattimenti, circa due anni fa, sono vittime di violenze, malattie, fame. Vivono nella paura, e molti di loro rischiano di morire”, denuncia Jonathan Veitch, rappresentante dell’Unicef nella nazione africana. Per tutta la popolazione, “i mezzi di sussistenza sono ormai gravemente compromessi dai tassi di inflazione elevati, dalle migrazioni legate al conflitto, e dalla perdita di bestiame e prodotti agricoli – aggiunge Serge Tissot, dirigente locale della Fao -. Senza dimenticare che si prevede un calo nella produzione di cereali anche nei paesi limitrofi, come Uganda ed Etiopia. Il che aumenterà anche i costi delle importazioni”.
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