Il numero di rinoceronti uccisi dai bracconieri in Sudafricaè stato dimezzato nel corso del primo semestre del 2020. Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Ambiente di Pretoria, secondo il quale si tratta di un’ottima notizia.
Dopo il lockdown le uccisioni di rinoceronti sono tornate a crescere
Sono stati tuttavia abbattuti 166 esemplari, di una specie ormai da tempo a rischio estinzione. Un numero altissimo, tenuto conto della minaccia esistenziale che pesa su tali animali. «Nel corso dello stesso periodo del 2019, le uccisioni erano state 316. Siamo riusciti ad invertire la rotta», ha spiegato la ministra dell’Ambiente sudafricana, Barbara Creecy.
La stessa ha tuttavia ammesso che nel periodo successivo i casi di uccisioni di rinoceronti sono tornati a crescere. A pesare positivamente sulla sorte degli animali, negli ultimi mesi, erano state infatti soprattutto le misure di confinamento adottate per fronteggiare la pandemia di coronavirus. Esse hanno infatti impedito a molti bracconieri di recarsi negli habitat dei rinoceronti per cacciarli.
Non cala la domanda proveniente dall’Asia
Non appare inoltre in calo la domanda di corna, che alimenta il mercato nero. A richiederle sono soprattutto acquirenti asiatici, provenienti in particolare da Cina e Vietnam, poiché esse vengono utilizzate nella medicina tradizionale. Va detto che, in ogni caso, un calo effettivamente c’è stato: nel 2015 le vittime dei bracconieri furono 1.175. Successivamente, si è assistito ad un continuo calo, fino ai 769 casi del 2018 e ai 594 del 2019.
Resta il fatto che per preservare la specie occorrerebbe azzerare le uccisioni, attraverso un controllo molto più serrato sul territorio e l’imposizione di pene severe, al fine di preservare la biodiversità, non soltanto in Sudafrica.
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