
Le banche americane seguono Trump e continuano a finanziare il carbone. Nonostante le promesse
Con l’Accordo di Parigi, le banche americane avevano promesso di tagliare i fondi alle miniere di carbone. Ma i numeri dipingono una realtà ben diversa.
Con l’Accordo di Parigi, le banche americane avevano promesso di tagliare i fondi alle miniere di carbone. Ma i numeri dipingono una realtà ben diversa.
Centocinquanta abitanti supportati da organizzazioni internazionali sono riusciti a impedire l’ampliamento di una delle più grandi miniere a cielo aperto del Cile.
In Australia il porto di Newcastle cambia strategia di sviluppo, riduce il carbone per puntare su settori economicamente più sicuri.
La prossima conferenza mondiale sul clima, la Cop 24, sarà ospitato da Katowice, in Polonia. Per gli ambientalisti, sarà un summit “in trasferta”.
Tutto quello che c’è da sapere sull’esito finale dei negoziati della Cop 23 di Bonn. L’assemblea plenaria è finita all’alba di sabato 18 novembre dopo una notte intensa di colloqui, ora si passa al “dialogo”.
Felici, ma non troppo. Le reazioni e i commenti alla scelta dell’Italia di chiudere con il carbone – il combustibile fossile più sporco del mondo – entro il 2025. Insieme a un’alleanza guidata da Canada e Regno Unito.
La fine del carbone è vicina. Almeno per una ventina di stati, Italia inclusa, che hanno risposto all’appello anglo-canadese di chiudere la porta al combustibile fossile entro il 2030. Assenti i paesi che ne bruciano di più.
La più grande banca europea, Hsbc, ha promesso di orientare verso gli investimenti sostenibile 100 miliardi di dollari entro il 2025.
Bnp Paribas dice basta a shale gas e shale oil, sabbie bituminose, oleodotti e trivellazioni nell’Artico. La speranza è che altre banche seguano l’esempio.
Il solare sta diventando il concorrente più spietato per il nucleare. Entro il 2017 la potenza fotovoltaica potrebbe superare i 390 GW e pareggiare quella nucleare.