
La troupe francese, durante le riprese, avrebbe contribuito a bloccare la linea ferroviaria che collega la miniera di carbone Adani al porto di Abbot Point.
In Australia il porto di Newcastle cambia strategia di sviluppo, riduce il carbone per puntare su settori economicamente più sicuri.
Si apre un’altra falla nel business del carbone. Newcastle, il più grande porto di esportazione di carbone del mondo, situato nel Nuovo Galles del Sud a 160 km a nord di Sydney, ha deciso di cambiare le priorità dei suoi asset e abbandonare il business del carbone. Il porto deve “urgentemente” diversificare il proprio traffico, ha detto Roy Green neo presidente del porto australiano, in considerazione del fatto che “le prospettive a lungo termine per il carbone sono una minaccia per il porto”.
Newcastle movimenta ogni anno 161 milioni di tonnellate di carbone e le banchine sono quasi interamente dedicate al carbone che rappresenta il 96 per cento del volume di merce che transita nell’area portuale e buona parte di questo è carbone altamente pregiato, utilizzato per la generazione elettrica o per la produzione di acciaio. Nel futuro del porto ci sono grano e derivati, ma soprattutto container.
Le prospettive di sviluppo a lungo termine del mercato del carbone sono una minaccia per il porto e la regione di Hunter, da qui la svolta di Port of Newcastle sebbene sia in netto contrasto con la posizione del governo australiano sul carbone. Sono recenti le manifestazioni di protesta contro il governo che ha recentemente cercato di sovvenzionare il Gruppo Adani che punta a sviluppare un nuovo bacino carbonifero nel Queensland con la relativa espansione del terminale di esportazione del carbone di Abbot Point sulla Grande barriera corallina.
“Il carbone è stato al centro dell’economia di Hunter (zona a nord di Sidney ndr.) per gran parte dei due secoli passati, e continuerà ad essere centrale per la prosperità della regione e il porto di Newcastle ancora per qualche tempo a venire”, ha detto Roy Green. “Tuttavia, vi è un urgente bisogno di diversificare l’economia di Hunter e gli affari del porto. Non possiamo controllare l’andamento della domanda mondiale del nostro carbone, possiamo invece decidere di investire in nuove fonti di crescita e innovazione.”
https://youtu.be/sa3wqBubFUU”]https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=sRudUWG7e7A&has_verified=1
Sono in molti a voltare le spalle al carbone, perfino in Australia. La scorsa settimana una delle quattro maggiori banche australiane, la National Australian Bank, ha annunciato che cesserà tutti i prestiti a nuovi progetti di carbone utilizzato per fini termici. All’inizio di questo mese, AGL, società energetica australiana e maggior emettitore di gas serra in Australia, ha confermato che chiuderà la vecchia centrale elettrica a carbone di Liddell, nonostante la pressione del governo per mantenerla aperta oltre la sua durata prevista, e passerà dal carbone alle rinnovabili.
https://www.youtube.com/watch?v=EPzfOMsuSXE https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=sRudUWG7e7A&has_verified=1
Secondo Rob Henderson, ex numero uno degli economisti della National Australian Bank, se “Newcastle, il più grande porto carbonifero del mondo, sta passando a un mondo a basse emissioni di carbonio e sta pianificando attivamente il momento in cui le risorse e il reddito di Hunter generati dal business del carbone verranno meno, gli investitori dovrebbero capire che la transizione dal carbone sta avvenendo velocemente e la diversificazione è fondamentale”.
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