Cosa prevede la riforma sul taglio dei parlamentari voluta dai parlamentari

La Camera ha approvato in via definitiva il taglio dei parlamentari dalla prossima legislatura: i deputati passeranno da 630 a 400, i senatori da 315 a 200. Il risparmio stimato è di un miliardo in dieci anni.

La prossima volta che andremo a votare per le elezioni politiche, ovvero nel 2023 se non ci saranno elezioni anticipate, lo faremo per eleggere un Parlamento “più piccolo”. La Camera infatti ha approvato in via definitiva la proposta di legge costituzionale sul taglio dei parlamentari, che dispone una riduzione pari al 36,5 per cento del numero degli eletti, che passeranno dagli attuali 945 a 600.

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Una visuale del senato italiano, a Roma. Anche noto come Palazzo Madama © Franco Origlia/Getty Images

Più precisamente, il numero dei deputati eletti alla Camera passa da 630 a 400. Il numero dei senatori, invece, è ridotto da 315 a 200. In ogni caso, la legge prevede che ogni Regione potrà eleggere al Senato almeno 3 senatori, con l’eccezione del Molise (due senatori) e della Valle d’Aosta (un solo senatore).

Quanto risparmierà lo Stato

Secondo le stime della maggioranza, e in particolare il Movimento 5 Stelle da cui proviene la proposta di legge, il taglio del numero dei parlamentari consentirà allo Stato un risparmio di 300 mila euro al giorno in stipendi,  poco più di un miliardo in dieci anni. Secondo l’Osservatorio sui conti pubblici italiani invece il risparmio netto sarebbe molto più basso (57 milioni annui, quindi 570 milioni in dieci anni) e pari soltanto allo 0,007 per cento della spesa pubblica italiana

Di contro, come spiegato dal presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia, “oggi un deputato rappresenta 96 mila elettori e un senatore 180 mila elettori, con la riforma ci sarà un deputato ogni 151 mila cittadini e un senatore ogni 300 mila”.

La riforma del numero dei parlamentari renderà necessario un prossimo intervento sulla legge elettorale attuale, la cui suddivisione in collegi fa riferimento naturalmente al numero di 945 eletti, ma anche sulle modalità di elezione del presidente della Repubblica, al quale partecipano i parlamentari insieme ai delegati regionali, il cui numero andrà anch’esso adeguato.

Il referendum per le leggi popolari

La riforma introduce anche una procedura rinforzata per le leggi di iniziativa popolare, che prevede lo svolgimento di una consultazione referendaria nel caso si raccolgano almeno 500 mila elettori e le Camere non la approvino entro 18 mesi dalla sua presentazione. Inoltre, nel caso in cui il Parlamento modifichi sostanzialmente quel progetto di legge, i promotori della legge popolare possono chiedere l’attivazione del referendum, che dovrà ottenere almeno il voto favorevole di almeno un quarto degli aventi diritto al voto.

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