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Dichiarato “biologicamente morto” alla fine degli anni Cinquanta, il fiume di Londra è tornato finalmente a ospitare centinaia di specie acquatiche.
I progetti di conservazione funzionano. Il caso del Tamigi lo dimostra. Il fiume, che scorre per 346 chilometri nell’Inghilterra meridionale attraversando la città di Londra, era stato dichiarato biologicamente morto alla fine degli anni Cinquanta per via dei suoi alti livelli di inquinamento. Oggi è considerato invece un habitat ideale per molti animali, tra cui gli squali che si rifugiano nell’estuario per partorire. Se ne distinguono tre specie: lo squalo galeo, a rischio di estinzione; il palombo stellato e lo spinarolo. L’ecosistema è popolato anche da cavallucci marini, anguille, foche comuni e foche grigie; da 125 varietà di pesci, oltre novanta specie di uccelli e persino dalla focena comune, un piccolo cetaceo.
Lo rivela un rapporto della Zoological society of London (Zsl), impegnata da tempo nel ripristino di questo prezioso ambiente naturale. Per la tutela di squali e foche sono stati lanciati due programmi specifici, ma l’organizzazione si occupa anche di rimuovere le barriere che ostacolano la migrazione delle anguille, monitorare lo stato di salute degli affluenti, studiare i movimenti dei pesci più giovani; sta lavorando al restauro di paludi e praterie sottomarine e sta facendo pressione per vietare la vendita nella capitale dell’acqua nelle bottigliette di plastica. I cittadini sono chiamati a segnalare i loro avvistamenti: esiste una splendida mappa interattiva dove sono tutti riportati.
La fauna selvatica del Tamigi è ricca e diversificata, proprio come Londra stessa.
È grazie a questo lavoro che il Tamigi, simbolo di Londra e tanto caro ai londinesi, rappresenta un caso di successo a livello globale. Le concentrazioni di ossigeno al suo interno sono risalite e la qualità dell’acqua è migliorata grazie a un efficace trattamento dei reflui. Nel 2025 dovrebbe aprire anche il Thames tideway tunnel, una rete fognaria sotterranea che correrà per 25 chilometri catturando, immagazzinando e convogliando quasi tutti i liquami grezzi e l’acqua piovana che attualmente traboccano nell’estuario.
Le foci dei fiumi sono fra gli ecosistemi più produttivi al mondo, anche se spesso il loro valore biologico viene sottovalutato. La forte dipendenza dell’uomo da questi ambienti, documentata nella storia, è stata per essi una fonte di stress e l’impatto antropico è ricaduto su animali e piante.
Territori come questi “ci forniscono acqua pulita, protezione dalle inondazioni e sono un importante vivaio per pesci e altri animali selvatici. L’estuario del Tamigi e i suoi habitat associati sono di fondamentale importanza nella nostra lotta per mitigare i cambiamenti climatici e costruire un futuro forte e resiliente per la natura e le persone”, ha dichiarato Alison Debney della Zsl all’emittente britannica Bbc. “Questo rapporto ci ha permesso di vedere davvero fino a che punto è arrivato il Tamigi nel suo viaggio verso il recupero da quando è stato dichiarato biologicamente morto e, in alcuni casi, di stabilire delle basi da cui partire per il futuro”.
Futuro che è minacciato dal riscaldamento globale: la temperatura del Tamigi aumenta di 0,2 gradi centigradi l’anno. È importante quindi non abbassare la guardia, imparare dai successi ottenuti e sfruttare l’entusiasmo come stimolo per continuare sulla strada giusta.
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