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Dalla nuova piattaforma Slurpdinner.com alle special dinner di Gnammo per ritrovarsi a cena in case private e scoprire le città da una prospettiva insolita, quella del social eating.
Ci sono i Lord, ovvero chi sceglie di aprire la propria casa e condividere la propria passione per la cucina, e ci sono gli Slurper, tutti coloro che hanno voglia di fare nuove conoscenze e di farle davanti a un buon piatto. Se volete organizzare o prenotare una social dinner iniziate a prendere dimestichezza con questi termini perché online è appena sbarcata una nuova piattaforma che vi sarà molto utile. La trovate all’indirizzo Slurpdinner.com: registrandovi gratuitamente potrete creare un evento oppure prenotarvi per partecipare a una cena. La novità è la possibilità di assicurarvi il vostro posto a tavola versando solo la quota di prenotazione, mentre l’intero costo dell’evento verrà pagato direttamente al padrone di casa. “Una modalità di pagamento più sostenibile – afferma Barbara Carbone, una delle fondatrici del portale – per favorire i giovani che non sono costretti così ad anticipare tutto subito. E se capita di disdire la cena, si perde solo l’acconto”. Per i lord che desiderino un piccolo aiuto invece, Slurpdinner.com mette a disposizione un esperto per la scelta del vino, le ricette di uno chef napoletano e anche un fotografo professionista. “Ci siamo ispirati ai modelli americani dove il social eating è nato – continua Barbara – Vogliamo che resti un gioco, un modo originale di condividere una serata e di conoscersi in un’era in cui siamo abituati a rapportarci principalmente attraverso i social”.
È un fenomeno dunque, quello del social eating, dove non mancano mai novità. Anche perché il trend è sempre più in crescita. Secondo i dati di una ricerca di Confesercenti dello scorso ottobre sono stati 7mila i cuochi social attivi in Italia nel 2014 (età media 41 anni e più della metà donne) per 37mila eventi organizzati e un incasso medio a serata di 194 euro (7,2 milioni il fatturato totale). Trecentomila invece le persone che hanno partecipato agli eventi del 2014 spendendo in media 23,70 euro per una cena social. Guardando i numeri dell’offerta di eventi il primato spetta alla Lombardia con Milano, seguita da Lazio e Piemonte e dai rispettivi capoluoghi Roma e Torino, mentre nel Mezzogiorno la città più attiva nell’organizzare cene social è Bari.
Per cercare un evento a cui partecipare o per proporsi come cuochi, un altro portale di riferimento è Gnammo.com che ha raccolto finora più di 9.500 cene in oltre 1.600 città d’Italia. L’ultima frontiera della piattaforma sono le special dinner, nate in collaborazione con la community Ceneromane, che uniscono il momento della cena alla scoperta di alcune delle città più belle dello stivale perché gli eventi sono organizzati in location uniche di interesse storico, artistico o ambientale; o ancora il social restaurant, cene social in cui la location non è più una casa privata ma un ristorante appunto. Su Gnammo.com si trova anche una classifica di simpatia degli gnammers e un blog che raccoglie tutte le notizie per la community. Anche alcune piattaforme estere sono sbarcate nel nostro Paese, da EatWith (presente in 150 paesi) a VizEat. Quest’ultima è nata in Francia nel 2014 dall’idea di due viaggiatori, Jean-Michel e Camille, quando il primo si è ritrovato a degustare cibi tradizionali con alcuni indigeni del lago Titicaca e la seconda si lasciava catturare dal desiderio, a Pechino, di scoprire l’autenticità dei piatti cinesi. Perché non trovare un modo, si sono detti, di riunire davanti a un buon piatto viaggiatori e abitanti?
Organizzare una cena social è un’occasione per fare nuove conoscenze e condividere la passione per il cibo. Per raggiungere le vostre tavole (ovunque si trovino nel mondo) e restare in tema di sharing economy, non dimenticatevi di condividere con i vostri compagni di serata anche l‘auto o di utilizzarne una ecologica, così si risparmia il doppio (sul conto della cena e sulla benzina) e tutto è ancora più sostenibile (anche per l’ambiente!).
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