C’è del vento in Danimarca. Sono sempre primi sull’energia eolica

La potenza installata in Europa generata dal vento passerà dai 160,8 GW del 2016 a 218,3 GW entro il 2020, con una crescita costante e regolare. Gli impressionanti numeri del Gwec – Global Wind Energy Council, citati durante un convegno Vestas a Roma il 4 ottobre, riflettono la competitività dei costi dell’energia del vento che per di più è abbondante, sicura,

La potenza installata in Europa generata dal vento passerà dai 160,8 GW del 2016 a 218,3 GW entro il 2020, con una crescita costante e regolare. Gli impressionanti numeri del Gwec – Global Wind Energy Council, citati durante un convegno Vestas a Roma il 4 ottobre, riflettono la competitività dei costi dell’energia del vento che per di più è abbondante, sicura, pulita. La parte del leone la fa la Danimarca, che di primati sull’eolico ne vanta una raffica.

Primo stato europeo a varcare la soglia dei 100 MW di energia eolica: la Danimarca

“Progettare la crescita futura di un’industria così dinamica è complicato, ma una volta che una nazione ha sviluppato la capacità di produrre 100 megawatt di energia eolica, tende ad accelerare” scriveva l’Earth Policy Institute. Il primo stato al mondo a varcar questa soglia furono gli Stati Uniti nel 1983, ma bella forza, hanno un territorio di dieci milioni di chilometri quadrati. Il primo stato europeo è 230 volte più piccolo, la Danimarca appunto, e lo ha fatto appena poco dopo, nel 1987. Da lì in poi ha corso così tanto a vele spiegate, come postulato dai ricercatori ambientalisti, da sorpassare gli Usa. Più tardi sono arrivati la Germania nel 1991, l’India nel 1994 e la Spagna nel 1995. Alla fine del 1999 Canada, Cina, Italia, Olanda, Svizzera e Portogallo hanno varcato la soglia. Nel corso del 2000 si sono aggiunte la Grecia, l’Irlanda e il Portogallo. E nel 2001 è stato il turno di Francia e Giappone. Agli inizi del 2002 le nazioni che ospitano la metà della popolazione mondiale (16) avevano superato questa fase.

Maggior produttore mondiale di energia eolica: la Danimarca

La Danimarca è il Paese che produce più elettricità al mondo sfruttando il vento e sicuramente centrerà il suo obiettivo per il 2020 di produrre metà della sua elettricità da fonti rinnovabili.

Il roboante risultato è stato raggiunto anche grazie all’installazione di 100 turbine eoliche offshore all’anno. “Abbiamo stabilito un record unico al mondo – dichiarava orgogliosamente, a ragione, il ministro dell’energia Rasmus Helveg Petersen – questo dimostra che siamo in grado di raggiungere il nostro obiettivo finale, vale a dire combattere il riscaldamento globale”. La Danimarca punta infatti a essere indipendente da tutti i combustibili fossili entro i prossimi 40 anni.

Primi impianti eolici offshore: in Danimarca

Sono state le acque danesi a ospitare nei primi anni Novanta i primissimi impianti eolici offshore. Ora ci sono in pieno esercizio al largo delle loro acque impianti da centinaia di MW, perché il Mare del Nord è sempre tempestato dai venti di ponente. Dato che in Germania, Danimarca e Olanda, nei luoghi più ventosi non c’è già quasi più spazio per nuovi impianti terrestri, la scelta d’andar per mare, al largo, sarà obbligata.

Impianto offshore Vestas al largo delle coste danesi © Lars Skaaning/Polfoto
Impianto offshore Vestas al largo delle coste danesi © Lars Skaaning/Polfoto

Azienda leader globale delle turbine eoliche: in Danimarca

Con più di 76 GW in 75 diversi stati la danese Vestas è la prima azienda globale per potenza installata. Si occupa di progettazione, produzione, installazione e manutenzione di turbine eoliche in tutto il mondo. Ha contratti dal Sudamerica alla Birmania, dal Canada alla Mongolia fino al Sudafrica. Ha 21.700 addetti. Ha pure una posizione di rilievo nell’interpretazione dei dati e del monitoraggio e ottimizzazione di 63 GW di turbine eoliche in servizio che usa per prevedere l’andamento delle risorse eoliche e sfruttarle sempre meglio.

Vestas è stata la prima a installare turbine eoliche in 35 nazioni, tra cui l’Italia: infatti ha installato qui la prima turbina italiana 25 anni fa, nel 1991, facendo del nostro uno dei mercati pionieri del settore. Oggi è tuttora ovviamente in prima posizione, con una capacità complessiva installata su tutto il territorio nazionale di 3,6 MW e una quota cumulativa del mercato pari al 40 per cento. Il nostro Paese, inoltre, è l’unico in cui l’azienda danese vanta il primato a livello mondiale di installazione di tutti i prodotti disponibili e tutti i tipi di pale eoliche offerte, cosa che ha permesso la realizzazione di impianti eolici sia nei territori tradizionalmente più consoni a questo tipo di energia, quali il Centro, il Sud e le Isole, ma anche in regioni d’Italia dove non si erano mai installati in passato impianti di questo tipo, come la Valle d’Aosta. La recente acquisizione di Availon la rende primo operatore in Italia per un totale di 4,1 GW manutenuti.

Primo studio sui comportamenti degli uccelli con le turbine eoliche: in Danimarca

Un’interessante studio sui rapaci si svolse in Danimarca presso Tjaereborg, un aerogeneratore di 60 metri di diametro: e le rilevazioni radar dimostrarono che i rapaci modificano la loro rotta di volo 100 – 200 metri prima dell’impianto. Ma ovviamente, ciò che non è discutibile, non è scientifico. Quindi le decine e decine di studi successivamente compiuti in mezzo mondo possono aver dato poi risultati contrastanti, senza che si sia ancora raggiunta unanimità sul tema.

Primi standard industriali per le turbine eoliche: in Danimarca

La Danimarca ha un altro primato: ha adottato standard industriali nazionali per le turbine eoliche fin dal 1979 (riguardanti pale, elettronica, sistemi di sicurezza). Impedire l’immissione sul mercato di apparecchi scadenti diffonde una maggior fiducia nell’efficacia del sistema e riduce i rischi. È probabile che proprio questi standard abbiano avuto per la Danimarca un ruolo chiave nella conquista dell’attuale posizione di leader mondiale nella produzione di turbine. Standard via via più evoluti, riguardanti anche rumore, impatti visivi e ambientali, vengono elaborati, e il mondo dovrebbe prenderli a modello.

La gondola prototipo V164 di una turbina eolica nello stabilimento Vestas di Linde © Vestas
La gondola prototipo V164 di una turbina eolica nello stabilimento Vestas di Linde © Vestas

Obiettivi sulle rinnovabili raggiunti e superati in anticipo: sempre in Danimarca

Tutto ciò ci dà il destro per rimarcare che è da quarant’anni che i danesi si prefissano dei traguardi per le energie rinnovabili, e li raggiungono tutti, tutti, con anni d’anticipo. Uno dei primi fu quello, nel 1999, di raddoppiare in quattro anni la quota percentuale di elettricità prodotta dalle energie rinnovabili arrivando al 20% nel 2003. Fatto. Il piano energetico di dieci anni fa rilanciava e prevedeva che le rinnovabili avrebbero coperto il 35% del fabbisogno nazionale entro il 2030, così da soddisfare anche i più ambiziosi obiettivi sulla riduzione delle emissioni di CO2. Obiettivo superato e rilanciato ancora una volta. Nel 2015 la nazione ha già prodotto il 42% della sua elettricità grazie alle turbine eoliche: la cifra più alta mai registrata in tutto il mondo.

Adesso, secondo un rapporto dell’agenzia danese per l’energia, la Energistyrelsen, è possibile creare un sistema energetico nazionale basato esclusivamente sulle rinnovabili entro il 2050. Il dossier, intitolato Energy Scenarios for 2020, 2035 and 2050 ha analizzato la fattibilità di una strada energetica al 100% rinnovabile, calcolando i costi che deriverebbero dal totale rimpiazzo dei combustibili fossili, carbone, petrolio e gas naturale, con le energie pulite, principalmente eolico per l’elettricità e biomasse per i carburanti. Bisognerebbe costruire almeno un parco eolico offshore da 400 MW ogni anno, sostituendo le vecchie turbine ormai obsolete. Il costo della transizione è sui 159 miliardi di corone danesi, circa 21 miliardi di euro, dagli investimenti alle infrastrutture, dall’adattamento di tutti i mezzi di trasporto all’ammodernamento edilizio, fino alle smart grid. I calcoli includono i vantaggi economici che deriverebbero da politiche di risparmio ed efficienza energetica su larga scala. Da come stanno andando le cose potrebbero farcela, e mica per un soffio. Oppure, cioè, proprio per un soffio. Di vento.

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