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Il ritorno dell’uccello spatola. Da due coppie, ora sono 500 esemplari
Buone notizie dal delta del Po, dove i ricercatori hanno rilevato la crescita dell’unica colonia stanziale in Italia. Proteggere queste aree è di fondamentale importanza per dare riparo a queste popolazioni.
È un ulteriore indicatore della qualità ambientale del delta del Po, area umida unica nel nostro Paese. Il numero di esemplari di uccello spatola (Platalea leucorodia), o semplicemente Spatola, insediati in cinque zone umide del basso ferrarese, è salito da pochi esemplari degli anni Ottanta ad oltre 500 di oggi.
A renderlo noto uno studio pubblicato sul Journal of Animal Ecology (Conspecific and not performance-based attraction on immigrants drives colony growth in a waterbird) condotto da un team di studiosi dell’Ispra e dell’Università di Pavia, in collaborazione con i ricercatori del museo delle Scienze di Trento e dell’Istituto spagnolo Imedea.
L’uccello spatola è così chiamato per il particolare becco piatto e largo all’estremità, impiegato per sentire le prede sul fondo delle acque basse dove vive. Monitorato dai ricercatori fin dal 1989, anno in cui erano presenti nel Delta solamente due coppie, nel corso degli anni ha visto aumentare considerevolmente il numero di esemplari. I ricercatori hanno analizzato i fattori di crescita dell’unica colonia regolare e stabile rilevata nell’ultimo ventennio in Italia e i risultati pubblicati mostrano come siano oltre 500 gli Spatola del Delta, ad oggi unica area italiana dove la Spatola nidifica con regolarità. “Si stima una popolazione migratrice e svernante regolare di altri 500-600 soggetti distribuiti in 20-25 siti costieri di Veneto, Toscana, Sardegna, Sicilia e Puglia”, scrive l’Ispra in una nota.
L’uccello spatola ha scelto il Delta del Po
L’uccello spatola è un uccello protetto dalla direttiva Habitat e considerato “vulnerabile” dalla Lista rossa italiana e che nel Delta del Po ha trovato un ambiente idoneo per la nidificazione, in particolare tra i canneti. “Questo tipo di ricerche dimostrano l‘importanza dei monitoraggi sul lungo periodo e che negli anni una maggiore protezione di questi ambienti ha funzionato”, spiega Stefano Volponi, uno dei ricercatori dell’Ispra che ha contribuito allo studio. “Ciò dimostra la necessità di avere zone protette che possano ospitare queste popolazioni di uccelli”. Negli anni la degradazione degli ambienti, in particolare nell’area del delta veneto ed una gestione delle acque non sempre corretta, ha portato ad una riduzione ad esempio dei canneti, habitat fondamentali per l’uccello spatola e molti altri che qui nidificano. “La Spatola è un uccello eccezionale. Fino a qualche anno fa andava a svernare in Nord Africa. Ultimamente sono rimasti in queste zone e questo ci fa pensare ci sia anche un legame con i cambiamenti climatici che stanno portando ad inverni più miti”.
Molti degli uccelli sono stati inanellati e monitorati costantemente durante i loro movimenti. “Questo ci ha permesso ad esempio di seguirli durante tutta la migrazione, andando a scoprire ambienti che prima non conoscevamo”, continua Volponi. “Si è creata una vera rete internazionale di esperti e ricercatori che monitorano la specie. Purtroppo abbiamo dovuto constatare come siano presenti ancora molti episodi di bracconaggio, non solo in Italia”. La Spatola è presente solamente in cinque aree del ferrarese,aree che hanno conservato le condizioni ecologiche adatte per la nidificazione di questo particolarissimo uccello. “È evidente quindi la necessità di incrementare la protezione di questi ambienti – conclude il ricercatori – unici a livello nazionale ed internazionale”.
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