All’università di Barcellona la crisi climatica diventa una materia obbligatoria

Dopo aver occupato l’università di Barcellona per 7 giorni, gli attivisti incassano una vittoria: introdotto un corso obbligatorio sulla crisi climatica.

  • A partire dall’anno accademico 2024 tutti gli studenti dell’università di Barcellona dovranno seguire un corso sulla crisi climatica.
  • Viene così accolta una delle richieste degli attivisti di End Fossil Barcelona che avevano occupato l’ateneo per una settimana.
  • L’università continua però a collaborare con alcuni colossi dei combustibili fossili e con le banche che li finanziano.

A partire dall’anno accademico 2024, tutti gli studenti dell’università di Barcellona avranno nel loro piano di studi un corso sulla crisi climatica. Obbligatorio. L’ateneo spagnolo va così incontro alle richieste degli attivisti di End Fossil Barcelona, al termine di un’occupazione durata una settimana.

Come funziona il nuovo corso sulla crisi climatica

Ogni anno circa 14mila studenti dell’università di Barcellona dovranno frequentare il corso sulla crisi climatica che varrà cinque crediti, ciascuno dei quali corrisponde a 25 ore di studio, 15 a casa e 10 in classe. “Non si tratta soltanto di un altro corso sullo sviluppo sostenibile”, sottolinea Lucía Muñoz Sueiro, attivista e dottoranda. “Combina gli aspetti sociali e ambientali della crisi, che sono interrelati”. Alla luce di questa “prospettiva di crisi socio-ecologica” verranno rivisti anche i programmi didattici di ogni disciplina. A questo si aggiunge un programma di training per i 6mila membri dello staff.

“Le università devono essere all’altezza di questo momento storico e devono essere coerenti con le loro promesse di sostenibilità. Oggi stanno preparando i giovani per un mondo che non esisterà. Celebriamo l’istituzione di una materia obbligatoria e la riprogettazione di tutti i programmi di studio come passo necessario per porre fine all’economia fossile”, dichiara tramite una nota un portavoce del movimento End Fossil Barcelona.

occupazione dell'università di Barcellona
Gli attivisti durante l’occupazione dell’università di Barcellona © Iva Mareva / End Fossil Barcelona

Ma l’università di Barcellona resta legata alle fonti fossili

Questa è un’indiscutibile vittoria per il movimento globale End Fossil: Occupy!, di cui fa parte anche l’organizzazione locale End Fossil Barcelona. Tra settembre e dicembre 2022 sono previste occupazioni di centinaia di scuole e università in tutto il mondo. A Barcellona la mobilitazione è durata per sette giorni consecutivi.

“Il fattore scatenante è stata l’occupazione studentesca, ma questa decisione dimostra un cambiamento culturale generale”, dichiara al Guardian Federico Demaria, uno dei duecento professori che hanno apertamente supportato i manifestanti. “Dieci o quindici anni fa l’università avrebbe chiamato la polizia. Ora invece non li puoi più mandare via perché sai che hanno ragione e che la società è dalla loro parte”.

Una vittoria, dunque, ma parziale. L’altra richiesta rivolta dagli attivisti ai vertici dell’università di Barcellona era molto chiara: spezzare qualsiasi legame con le società che lavorano nel comparto dei combustibili fossili e con le banche che li finanziano. In particolar modo, eliminando la cattedra sulla transizione ecologica istituita in collaborazione con il colosso petrolifero Repsol. Questo appello però è caduto nel vuoto.

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