Gli Stati Uniti stanno deportando migliaia di persone ad Haiti

15mila migranti di Haiti, entrati nei giorni scorsi negli Usa e accampati sotto un ponte, saranno oggetto di una delle espulsioni di massa più grandi di sempre.

Gli Stati Uniti hanno cominciato a rimpatriare i primi migranti ammassati da diversi giorni lungo il confine con il Messico. Dopo aver attraversato il fiume Rio Grande, circa 15mila persone, provenienti perlopiù da Haiti, si sono accampate presso la città texana di Del Rio, in quella che è ormai la seconda rotta più trafficata degli Usa in termini migratori. Washington ha inviato centinaia di agenti di polizia sul luogo e ha organizzato i primi voli per far tornare queste persone ad Haiti, che intanto è in ginocchio per la crisi politica e umanitaria.

Un enorme accampamento di fortuna

Sono oltre 3mila gli haitiani che nelle ultime ore sono stati presi dalle autorità statunitensi nel campo profughi improvvisato di Del Rio, per essere rimpatriati a Port-au-Prince. Da quest’estate migliaia di persone sono fuggite dall’isola e hanno raggiunto il Messico e negli ultimi giorni in circa 15mila hanno superato il fiume Rio Grande per raggiungere il Texas, dove si sono trovate bloccate in un campo profughi sotto a uno dei ponti internazionali.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha inviato le forze dell’ordine e usato il pugno duro con la motivazione che gli Stati Uniti non possono più sopportare flussi migratori ingenti come quelli del 2021. E di conseguenza ha dato il via a quella che è stata definita “una delle espulsioni più rapide e su larga scala di migranti o rifugiati dall’America degli ultimi decenni”. I primi tre voli hanno riportato ad Haiti 327 migranti e il piano prevede di far decollare sei aerei per i rimpatri al giorno per le prossime settimane, con l’obiettivo di deportare tutti gli haitiani che ruotano attorno all’accampamento di fortuna di Del Rio.

Questa politica di deportazioni sta avvenendo sulla base di una disposizione di salute pubblica varata sotto l’amministrazione Trump, il Titolo 42, che nel contesto della pandemia Covid-19 permette di espellere migranti senza seguire l’iter della richiesta di asilo. Qualche centinaio di migranti nel frattempo è riuscito a tornare in Messico prima di finire nelle mani delle autorità Usa, mentre il governo di Haiti sta collaborando con Washington per i rimpatri anche grazie a una promessa di nuovi fondi americani per gestire l’accoglienza dei suoi cittadini.

La situazione ad Haiti

Ad Haiti intanto la situazione è drammatica. Gang armate controllano interi quartieri di Port-au-Prince e delle altre città con un tasso di criminalità e omicidi che continua a crescere. Il tasso di povertà è salito al 60 per cento della popolazione, un dato sempre più critico e tra i peggiori al mondo anche per le pesanti conseguenze della pandemia. Quattro milioni di persone, più di un quarto del totale, soffre inoltre la fame.

Nella primavera si sono ripetute le manifestazioni contro il presidente Jovenel Moïse, accusato di corruzione e di essere il responsabile della sofferenza economica e sanitaria in cui sempre più versava l’isola. A luglio poi il presidente è stato ucciso in un agguato armato presso la sua abitazione, probabilmente in un tentativo di golpe da parte di un medico haitiano residente in Florida e che voleva tornare per prendere il potere.

A peggiorare ulteriormente la situazione, un violento terremoto che ad agosto ha causato circa 2.500 morti e migliaia di sfollati. Per effetto del sisma oggi più di mezzo milione di minori è a rischio per questioni sanitarie e di alimentazione. E la situazione politica precaria e la presenza delle gang in certe aree sta ritardando l’arrivo degli aiuti per decine di migliaia di haitiani. Di fronte a questa situazione molti hanno deciso di fuggire verso il centro America e gli Stati Uniti. Nei prossimi giorni i voli organizzati da Washington li riporteranno però in quell’inferno che è in questo momento il loro paese.

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