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Il tempismo dei vescovi italiani nel dichiararsi favorevoli al dibattito sul referendum sulle trivellazioni sembra quasi sospetto all’indomani dell’invito all’astensione del Partito democratico (Pd). Sta di fatto che nel comunicato finale del Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana (Cei) che si è chiuso a Genova si legge testualmente che “l’attenzione all’aspetto sociale ha portato
Il tempismo dei vescovi italiani nel dichiararsi favorevoli al dibattito sul referendum sulle trivellazioni sembra quasi sospetto all’indomani dell’invito all’astensione del Partito democratico (Pd).
Sta di fatto che nel comunicato finale del Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana (Cei) che si è chiuso a Genova si legge testualmente che “l’attenzione all’aspetto sociale ha portato i vescovi a confrontarsi anche sulla questione ambientale e, in particolare, sulla tematica delle trivelle – ossia se consentire o meno agli impianti già esistenti entro la fascia costiera di continuare la coltivazione di petrolio e metano fino all’esaurimento del giacimento, anche oltre la scadenza della concessioni – concordando circa l’importanza che essa sia dibattuta nelle comunità per favorirne una soluzione appropriata alla luce dell’enciclica Laudato Si’ di papa Francesco”.
Già in precedenza il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, si era espresso molto chiaramente, con un editoriale sul quotidiano dei vescovi Avvenire, in cui si chiedeva di non trivellare i mari. La cosa più importante, ha spiegato Galantino, è “coinvolgere gli abitanti, chi di quel mare vive. Gli slogan non funzionano, bisogna creare spazi di incontro e confronto”.
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