Un compromesso piatto e al ribasso. La Cop30 sul clima ha deluso le aspettative ed è terminata con accuse reciproche tra i governi.
Sono 55 gli elefanti morti di stenti a causa della siccità nello Zimbabwe. Che rischia di mettere in ginocchio l’intero paese.
I cambiamenti climatici si sono abbattuti in modo drammatico negli ultimi due mesi sullo Zimbabwe. Almeno 55 elefanti sono infatti morti di fame e di sete nella principale riserva della nazione africana. Gli animali sono vittime della grave ondata di siccità che affligge il paese, secondo quanto indicato dalle autorità locali.
55 elephants died in Zimbabwe as the country faces one of its worst ever droughts. Experts say it’s drying up water holes and forcing elephants to enter human settlements to search for food — putting them at risk of violence. pic.twitter.com/hky4tB06xb
— AJ+ (@ajplus) October 21, 2019
A ciò si aggiunge la sovrappopolazione di pachidermi nella riserva: “Il parco di Hwange è stato concepito per accogliere 15mila elefanti, mentre in questo momento ce ne sono più di 50mila. La siccità ha reso perciò le quantità di cibo e acqua insufficienti per rispondere ai bisogni di tutti”, ha spiegato un portavoce dell’agenzia locale per la protezione della fauna. Secondo il quale “la più grave minaccia per la sopravvivenza degli elefanti è proprio la scomparsa del loro habitat. La situazione è attualmente terribile. Abbiamo disperatamente bisogno di pioggia”.
Spinti dalla fame, numerosi elefanti stanno tentando di lasciare le riserve e si avvicinano ai villaggi circostanti. Negli ultimi mesi, secondo fonti locali, sono almeno 200 le persone che sono state uccise dai pachidermi, particolarmente aggressivi a causa della necessità di procacciare cibo.
Come in tutta l’Africa australe, infatti, lo Zimbabwe è privo di precipitazioni ormai da mesi. Si tratta di episodi di siccità che negli ultimi anni risultano aggravati dai cambiamenti climatici. Il che mette non soltanto in pericolo la vita degli animali, ma anche la sicurezza alimentare degli esseri umani. Sui quali pesa anche una pesante crisi economica. Secondo le cifre riferite dalle Nazioni Unite, di qui a gennaio sono 7,7 milioni le persone che nello Zimbabwe rischiano la fame. Il che equivale a quasi la metà della popolazione.
A severe drought that has drained water sources in Zimbabwe’s largest national park has left 55 elephants dead since September, a spokesman for the country’s wildlife agency says. https://t.co/ouzBvdG2Rd
— CNN (@CNN) October 22, 2019
Di fronte a tale scenario, la soluzione proposta dal governo della nazione africana è inquietante: occorrerebbe allentare le maglie del divieto di commercio d’avorio, poiché ciò consentirebbe di gestire più facilmente la popolazione di elefanti. Un’ipotesi osteggiata con forza dalle associazioni che si battono per la difesa degli animali.
Basti pensare che, secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura, in un solo decennio il numero di esemplari di elefanti presenti in Africa è sceso di 110mila unità, arrivando a 415mila. E ciò in larghissima parte proprio a causa del bracconaggio e del commercio di avorio.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Un compromesso piatto e al ribasso. La Cop30 sul clima ha deluso le aspettative ed è terminata con accuse reciproche tra i governi.
Si è chiusa la prima settimana di negoziati alla Cop30 di Belém. Il mondo è diviso ma il Brasile vuole risultati concreti.
Un’analisi di Carbon Brief ha mostrato come da un anno e mezzo le emissioni complessive di gas ad effetto serra della Cina non crescano.
La guerra commerciale e i conflitti armati hanno parzialmente oscurato le numerose e deleterie scelte sul clima di Donald Trump nel suo primo anno del nuovo mandato da presidente.
“Una distruzione senza precedenti”. La prima valutazione delle Nazioni Unite sul passaggio dell’uragano Melissa è drammatica.
L’uragano Melissa è il più potente ad aver mai colpito la Giamaica. La situazione sull’isola è “catastrofica”, secondo le autorità locali.
Uno studio britannico ha analizzato le condizioni di caldo estremo che hanno colpito 854 città europee. Si tratta però solo di una parte dei decessi.
C’è chi continua a insinuare che la transizione ecologica non porterebbe i benefici sperati al clima. È il tema di questo capitolo di Bugie!
Pochi alloggi e a prezzi esorbitanti: per attivisti, scienziati, osservatori essere presenti alla Cop30 di Belém rischia di essere impossibile.
