L’Italia, al momento, non è un Paese per attivisti. Quando si contesta lo status quo si rischia la punizione penale, civile, sociale, e a volte anche quella fisica.
Agricoltura, finalmente il via libera alla coltivazione della canapa
Per la legalizzazione della cannabis i tempi non sono ancora maturi, ma intanto l’Italia è tornata a sdoganare la sua cugina più “innocua”, la canapa: senza neanche passare per il voto dell’assemblea infatti, la commissione Agricoltura del Senato ha approvato all’unanimità una legge che rilancia la coltivazione della pianta a scopo industriale, della quale fino
Per la legalizzazione della cannabis i tempi non sono ancora maturi, ma intanto l’Italia è tornata a sdoganare la sua cugina più “innocua”, la canapa: senza neanche passare per il voto dell’assemblea infatti, la commissione Agricoltura del Senato ha approvato all’unanimità una legge che rilancia la coltivazione della pianta a scopo industriale, della quale fino alla metà del secolo scorso eravamo tra i primissimi produttori al mondo. La notizia è di una portata enorme per l’impatto che potrà avere sull’agricoltura e sulle opportunità di mercato: dalla lavorazione della canapa si possono infatti realizzare un’infinità di prodotti, come sottolinea la Coldiretti, “dai tessuti ai materiali edili, ma anche olio, vernici, saponi, cere, cosmetici, detersivi, carta, imballaggi oltre a pasta e birra”.
#consumi, #Coldiretti: legge sostiene ritorno #canapa in Italia, da tessuti a pasta pic.twitter.com/D7zPbBhjrA
— Coldiretti (@coldiretti) 23 novembre 2016
Cosa cambia
Coltivare canapa, fino a ieri, non era un reato. Per farlo però era necessario chiedere un’autorizzazione preventiva alle forze dell’ordine, e utilizzare delle varietà di canapa certificate dall’Unione europea, con un contenuto di thc (tetraidrocannabinolo, il principio attivo della cannabis) non superiore alle 0,2 per cento: tutte condizioni, oltre al diffondersi prepotente delle fibre sintetiche, che nel tempo avevano ridotto il numero di ettari coltivati a canapa ad appena tremila, dai centomila di cento anni fa. D’ora in poi invece non solo non sarà più necessaria alcuna autorizzazione, ma la percentuale di Thc tollerata aumenta non di poco: “il sequestro o la distruzione delle coltivazioni di canapa – si legge nel testo – possono essere disposti dall’autorità giudiziaria solo qualora, a seguito di un accertamento, risulti che il contenuto di Thc nella coltivazione è superiore allo 0,6 per cento”. Inoltre, il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali destinerà annualmente una quota massima di 700mila euro per favorire il miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione nel settore della canapa. Solo per quanto riguarda i limiti di Thc consentiti nei cibi o nei prodotti cosmetici derivati dalla canapa la legge non interviene, demandando la decisione ad ulteriori provvedimenti.
Una nuova direzione
Secondo i responsabili di canapaindustriale.it “è un momento storico per tutto il settore: finalmente in Italia avremo una legge quadro per la filiera della canapa industriale” su cui per decenni ha pesato “la mala interpretazione delle leggi antidroga”. Ma oggi finalmente, festeggia la Coldiretti, “le istituzioni sono consapevoli dell’esigenza di creare un quadro legislativo di minore rigidità che possa valorizzare le caratteristiche distintive della canapa in Italia”. Le regioni con le condizioni climatiche più favorevoli alla coltivazione vanno dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, passando per Friuli Venezia Giulia e le isole: a beneficiare della novità potrebbe essere dunque tutto il paese.
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