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Gli esperimenti in laboratorio parlano chiaro: esiste un’alga in grado di ridurre drasticamente la produzione di metano da parte delle vacche. Se il risultato verrà confermato negli allevamenti, sarà rivoluzionario.
Nel mondo vivono, all’incirca, un miliardo e mezzo di bovini. Sono responsabili del 65 per cento delle emissioni prodotte dagli allevamenti intensivi, che ogni anno immettono nell’atmosfera 32 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. A causa del loro processo digestivo, ogni giorno le vacche producono dai 200 ai 500 litri di metano, che è un gas serra 86 volte più “potente” della CO2, ma viene immesso nell’atmosfera in misura minore. Il documentario Cowspiracy, prodotto da Leonardo DiCaprio, ha messo il mondo di fronte all’evidenza: allevare il bestiame e produrre il cibo necessario agli animali è più inquinante del settore dei trasporti.
Sono sempre di più le persone che anche per questo motivo scelgono di ridurre il consumo di carne o evitarla completamente. Oltre alle classiche alternative come funghi e legumi, ne stanno comparendo di più innovative, ad esempio la carne sintetica ottenuta in laboratorio che imita in tutto e per tutto l’originale. C’è anche chi, però, sta cercando di risolvere il problema all’origine e tra le possibili soluzioni ci sono le alghe.
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Un team di ricercatori australiani ha scoperto che l’Asparagopsis taxiformis, un’alga rossa, è in grado di ridurre del 99 per cento la produzione di metano da parte dei bovini. Si tratta di un risultato sorprendente, per quanto ottenuto in laboratorio testando venti specie di alghe all’interno di stomaci di vacca artificiali.
Nella realtà, l’esperimento è stato condotto sulle pecore: sostituendo un’esigua percentuale del loro mangime – il 2 per cento – con l’alga essiccata, le emissioni degli animali sono calate del 70 per cento.
L’Asparagopsis, infatti, contiene una sostanza chimica che interferisce con gli enzimi digestivi responsabili della formazione del gas. “Ne basta poca, proprio come una manciata di erbe aromatiche per insaporire il piatto”, afferma Rocky De Nys, uno dei professori che ha effettuato la ricerca.
La notizia è stata accolta con grande entusiasmo dagli allevatori irlandesi che, vivendo su un’isola, possono facilmente reperire le alghe. Inoltre, è dal mese di ottobre che i ricercatori dell’università della California a Davis le hanno introdotte nell’alimentazione di un gruppo di vacche da latte: sveleranno i risultati fra sei mesi. Il progetto Greener grazing, infine, mira alla coltivazione dell’Asparagopsis su larga scala, allo scopo di rendere il suo impiego sostenibile per le aziende.
La creazione di una filiera controllata è una delle esigenze da soddisfare, ma prima ancora bisogna capire se il consumo dell’alga da parte dei bovini influisca sul gusto e sulle proprietà nutritive del latte o della carne – includerla nella dieta dei ruminanti non dovrebbe essere un problema, trattandosi di un alimento paragonabile a fieno ed erba.
In ogni caso vale la pena avventurarsi su questa strada, considerando che non resta molto tempo per salvare il Pianeta: per riuscirci dobbiamo puntare sia sulle scelte più ovvie, come rinunciare ad un semplice hamburger, sia su quelle che a prima vista sembrerebbero assurde come quella proposta dai ricercatori australiani. Perché la vera assurdità è non provarci.
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