![Quella volta che Kamala fermò Barack](https://cdn.lifegate.it/OOIqkEz53BiJZju6ZfGXnX2vN9c=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/kamala-harris.jpg, https://cdn.lifegate.it/l3OTOIhp8hYA3jGanb1sbbYYzdw=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/kamala-harris.jpg 2x)
Dopo la scelta di Joe Biden di passare il testimone a Kamala Harris, si apre un nuovo capitolo della storia degli Stati Uniti d’America. Da scrivere in soli 100 giorni.
Donald Trump ha lanciato un attacco sconvolgente a Haiti e altri paesi in via di sviluppo: “paesi di merda”, ha dichiarato di fronte ad alcuni senatori. A rispondergli, con la voce rotta dalla commozione, il giornalista della Cnn Anderson Cooper.
“Ero lì quando una ragazzina è stata estratta viva dalle macerie. Salvata da persone che scavavano a mani nude. Che potevano contare solo sulla loro determinazione e sul loro coraggio. Ed ero lì quando un bambino di cinque anni è stato recuperato dopo essere stato sepolto per sette giorni”. Il racconto dei terribili momenti successivi al terremoto che ha devastato Haiti il 12 gennaio 2010 è scandito dalle parole di Anderson Cooper, giornalista di punta dell’emittente americana, tra i volti più noti del piccolo schermo negli Stati Uniti.
La voce rotta dall’emozione, le pause per riprendere fiato, le lacrime trattenute a stento. Nel corso della trasmissione Anderson Cooper 360°, andata in onda nella serata di giovedì 11 gennaio, il reporter ha rimesso assieme i fili della memoria, allacciandoli alla stretta attualità politica americana.
“Ho passato molto tempo ad Haiti – ha esordito il giornalista -. Ci sono andato una prima volta negli anni Novanta. Nel 2010, io e i miei collaboratori della Cnn siamo stati la prima troupe internazionale presente sul posto dopo il terribile sisma. Siamo rimasti lì un mese e, successivamente, ci siamo tornati a più riprese”.
“Let me be clear…. the people of Haiti have been through more, withstood more, fought back against more injustice… than our President ever has” Anderson Cooper choked back tears as he reflected on his relationship with Haiti, and its people https://t.co/3arEalkKOM
— Anderson Cooper 360° (@AC360) 12 gennaio 2018
Cooper a quindi ripercorso le ore più difficili della storia recente dello stato insulare, una delle nazioni più povere del mondo, che proprio oggi commemora le oltre 300mila persone uccise dal sisma che otto anni fa devastò il proprio territorio. E ha lanciato un messaggio, diretto e commosso, al presidente degli Stati Uniti Donald Trump: “Lasciate che mi esprima in modo chiaro: gli abitanti di Haiti hanno dovuto superare molti più ostacoli e vincere molte più battaglie di quanto abbia fatto il nostro presidente nel corso della sua vita”.
Il reporter ha così risposto al capo di stato americano, che poche ore prima si era lasciato andare a dichiarazioni durissime su Haiti e su alcune nazioni africane. Secondo quanto riportato dal Washington Post, che cita una serie di fonti anonime, il miliardario americano ha ricevuto nello Studio ovale numerosi senatori, tra i quali il repubblicano Lindsey Graham e il democratico Richard Durbin. L’obiettivo era evocare un progetto di legge bipartisan finalizzato alla limitazione dei ricongiungimenti familiari e a rendere più difficile l’accesso alla Green Card (il documento che agevola l’ingresso sul territorio statunitense). In cambio, la speranza è di evitare l’espulsione di migliaia di giovani, spesso arrivati negli Stati Uniti quando erano ancora bambini.
Il quotidiano della capitale americana, attribuisce in particolare le seguenti parole al presidente degli Stati Uniti: “Perché tutte queste persone provenienti da paesi di m… vengono da noi?”. Anche il New York Times cita le stesse frasi, tutelando anche in questo caso le proprie fonti: Donald Trump avrebbe anche affermato che “gli haitiani hanno tutti l’Aids”. Frasi che avrebbero lasciato “sconcertati” i senatori presenti.
Lo scandalo ha attraversato in breve gli Stati Uniti. Il deputato democratico Luis Gutierrez ha dichiarato: “Possiamo affermare ormai con certezza che il nostro presidente è un razzista e che non condivide i valori della nostra Costituzione”. La repubblicana Mia Love, di origini haitiane, ha parlato di “comportamento inaccettabile per un capo della nazione”. La Casa Bianca ha parzialmente smentito le ricostruzioni, ma un portavoce del governo, Raj Shah ha rincarato la dose: “Alcune personalità politiche a Washington preferiscono battersi per dei paesi stranieri, ma il presidente Trump si batterà sempre per il popolo americano”.
Di qui la reazione di Anderson Cooper, che ha evitato i mezzi termini: “È inutile che ci giriamo attorno, questo è razzismo”. Il giornalista ha riempito di frasi di buon senso i due minuti e mezzo passati con gli occhi fissi verso la telecamera: “Come in ogni nazione, ad Haiti ci sono persone di tutti i tipi: ricchi e poveri, coltivati e non, buoni e cattivi. Ma non ho mai incontrato un haitiano che non fosse forte: perché forti occorre essere in un paese in cui il governo ha abbandonato il suo popolo. Nel quale le opportunità sono rare e dove perfino Madre natura ha deciso di punire”.
Quindi, con la voce tentennante, il giornalista torna con la mente al bimbo estratto vivo dopo una settimana: “Avete idea di che forza occorra per sopravvivere, schiacciati sotto al cemento, bevendo acqua piovana, per tutto quel tempo?”. “Il popolo haitiano – ha concluso – può contare sulla sua enorme dignità. Una dignità alla quale molti alla Casa Bianca dovrebbero ispirarsi. A cominciare dal presidente”.
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