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Anche i gatti soffrono di ansia e stress. L’importante, in questi casi, è riconoscere i segnali per prevenire l’aggravarsi del fenomeno.
I gatti, come i loro amici cani, possono soffrire di ansia e stati di stress più o meno accentuati. Comportamentisti e studiosi stanno affrontando da poco il problema che, spesso, causa disagi a chi convive con uno o più felini in ambito domestico. I gatti sono creature estremamente sensibili e soffrono se il loro ambiente e le loro abitudini vengono improvvisamente cambiate. L’ansia diventa così una compagna abituale di questi animali, proprio come succede nella specie canina, e provoca una serie di comportamenti più o meno fastidiosi per noi e per loro. Ne parliamo con la dottoressa Sabrina Giussani, medico veterinario esperto in comportamento animale e già presidente di Sisca (Società italiana scienze del comportamento animale).
Spesso parliamo di ansia come fosse un’emozione poco definita e simile alla paura. Nel caso dei gatti si preferisce definirla come uno stato d’animo che perdura nel tempo e influenza il comportamento del nostro amico a quattro zampe. Nell’essere umano è presente una base genetica dell’ansia: persone con una specifica parte del cervello (di solito l’amigdala) troppo sensibile hanno più probabilità di manifestare questa sensazione. Nel gatto gli studi non hanno ancora fornito risposte certe. I sintomi dello stato ansioso nei felini sono molteplici e variano dalla riduzione dell’intensità di tutti gli item comportamentali all’esatto opposto, cioè l’aumento di questi ultimi. Per esempio, alcuni gatti dormono giorno e notte, mangiano a dismisura, non giocano, si leccano il mantello fino a provocare la comparsa di zone glabre, e hanno un ridotto transito intestinale con stitichezza. Al contrario altri si svegliano spesso la notte, vocalizzano frequentemente, camminano avanti e indietro, hanno appetito capriccioso, urinano, defecano fuori dalla casetta, hanno un aumentato transito intestinale (diarrea), e sono aggressivi con la famiglia umana.
Le cause più frequenti di ansia nel gatto sono legate al mancato soddisfacimento dei fabbisogni etologici e comportamentali della specie. Il cibo a orari, una sola cassetta igienica, luoghi di riposo che non permettono di osservare l’ambiente esterno, “graffiatoi” e giocattoli non idonei, ridotto spazio a disposizione, assenza di arricchimento ambientale dinamico, accesso al balcone o al giardino a orari (per esempio solo quando la famiglia è presente), lunghe ore di solitudine, ridotto tempo di “qualità” trascorso con i proprietari, un trasloco, la nascita di un bambino, l’arrivo di un cucciolo e così via. Inoltre, la presenza di gatti conviventi spesso peggiora la situazione perché per i felini è difficile instaurare una relazione di buona qualità con un partner scelto da noi in base ai nostri gusti e alle nostre preferenze. Anche lo stile comunicativo autoritario della famiglia umana, caratterizzato da rigide regole, divieti e tanti “no” puó far insorgere uno stato ansioso che esita in un conflitto relazionale . Le malattie del comportamento felino come, per esempio, la sindrome da privazione sensoriale (caratterizzata da fobie dei rumori o degli esseri umani), la sindrome ipersensibilità Iperattività (segnalata da morsi e graffi per gioco, ma dolorosi e vulneranti) e la sindrome da disfunzione cognitiva del gatto anziano (simile all’Alzheimer) creano le basi per la nascita di un successivo stato ansioso.
Quali sono i segnali fisici che il gatto dà in condizione di ansia e stress? Ecco i principali:
I gatti emettono dei segnali comportamentali per testimoniare lo stato d’ansia. Ecco l’elenco di quelli più frequenti:
Quando riteniamo che il nostro gatto mostri sintomi riferibili alla presenza di uno stato ansioso è necessario realizzare una visita comportamentale presso un medico veterinario esperto in comportamento animale. Il veterinario comportamentista è la figura professionale che può emettere una diagnosi anche in relazione alla presenza di una malattia organica. Le cure? I feromoni, in questi casi, sono un utile strumento nella prevenzione e nella terapia dell’ansia del gatto. E l’azione è più efficace quando i feromoni sono inseriti proprio in un progetto strutturato dall’esperto che si occuperà, nel tempo, di monitorare risultati e situazioni dell’amico a quattro zampe, procedendo di comune accordo con il proprietario alla soluzione del problema.
La diagnosi corretta in questa situazione è molto importante, e solo una volta escluse problemi legati a patologie ( è importante sapere, infatti, che anche alcune malattie organiche come, per esempio, il dolore acuto o cronico possono aumentare il disagio del gatto e provocare la comparsa di un problema emozionale), sarà in grado di individuare il probabile motivo che ha predisposto al disagio, consentendo di affrontare la problematica con accorgimenti specifici o modifiche delle condizioni ambientali.
Non dobbiamo mai dimenticare, infatti, che i gatti sono animali il cui istinto è rimasto praticamente intatto nei secoli. Le loro esigenze non sono cambiate rispetto a quando sono arrivati in contatto con gli uomini, circa 10.000 anni fa. Qualsiasi situazione che varia le loro abitudini di vita quotidiana può influire sul comportamento e provocare fenomeni ansiosi o stress eccessivo. Individuare per tempo le cause che potrebbero comportare queste modifiche di comportamento servirà anche a prevenire l’ansia e i problemi a essa connessi. Un nuovo animale in casa, una morte improvvisa di qualcuno che faceva parte del nucleo familiare, un trasloco o delle variazioni sostanziali della routine domestica potrebbero essere alla base dello stato d’ansia. In questi casi un colloquio con il veterinario, una visita di controllo e qualche attenzione in più per il nostro piccolo amico spesso è in grado di scongiurare problematiche peggiori.
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