
Per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni nel 2019, lo scorso anno la deforestazione è stata stabile o in calo in tutti e sei i biomi del Brasile.
Uno studio recente afferma che l’aria che respiriamo oggi sarebbe più pulita di 40 anni fa grazie alle politiche antismog. Ma possiamo davvero esultare?
In Italia, rispetto a 40 anni fa, il cielo è più terso e l’orizzonte si vede meglio. Il merito sarebbe, strano a dirsi, dell’aria più pulita grazie alle politiche antismog: lo afferma una ricerca svolta in tandem da Università Statale di Milano e Consiglio Nazionale delle ricerche (Cnr) e appena pubblicata sulla rivista Atmospheric Environment.
Il gruppo di scienziati ha analizzato per la prima volta dati raccolti tra 1951 e 2017 relativi a una variabile meteorologica mai presa in considerazione in maniera esaustiva, ovvero la visibilità orizzontale in atmosfera. Si tratta di una variabile fortemente condizionata dall’inquinamento atmosferico e che risulta molto importante soprattutto per quanto riguarda il traffico aereo.
Secondo lo studio, soprattutto in un’area critica come la Pianura Padana – la più inquinata d’Europa – i giorni di visibilità sopra i 10 o i 20 km sarebbero più che raddoppiati.
La ricerca evidenzia anche un altro fatto curioso: il ruolo del particolato atmosferico nel raffrescamento al suolo. Proprio le dannosissime polveri sottili e gli altri inquinanti presenti nell’aerosol sarebbero in grado di riflettere la radiazione solare verso lo spazio, provocando appunto un raffreddameto della superficie terrestre.
Il dato è emerso confrontando le temperature tra gli anni ’50 e ’70, che nel nostro paese sarebbero rimaste costanti, con quelle dagli anni ’80 in poi: alle politiche di contenimento dello smog e riduzione degli aerosol sarebbe poi coincisa con un aumento progressivo della temperatura.
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Questo significa che possiamo esultare e smettere di preoccuparci per lo smog, specialmente in inverno? Ovviamente no. Nonostante l’apparente buona notizia, non possiamo dimenticare i dati che annualmente emergono da report come Mal’aria, redatto da Legambiente. Secondo il dossier, città come Brescia, Lodi e Milano sono ai primi posti per superamento dei limiti giornalieri di Pm10 e ozono.
Sempre secono i dati dell’associazione, su 55 capoluoghi di provincia indagati, in 24 i cittadini hanno dovuto respirare aria inquinata per circa 4 mesi. Una situazione estremamente dannosa per la salute delle persone, considerando che delle 400mila morti che avvengono in Europa a causa dello smog, ben 60mila riguardano proprio l’Italia.
I dati della ricerca Statale-Cnr sono sicuramente incoraggianti, ma non dobbiamo smettere di preoccuparci per lo smog.
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