
L’auto connessa incontra sempre di più il favore degli europei. Toyota punta su tecnologie avanzate e su un patto di sostenibilità con i propri clienti.
Entro pochi anni la Toyota immetterà sul mercato le prime batterie allo stato solido. I nuovi accumulatori promettono di portare in dote una superiore autonomia e tempi di ricarica molto contenuti.
Come un pugile assesta due colpi alla mascella dell’avversario stordendolo, così Toyota, il più grande costruttore al mondo, fa tremare la mobilità tradizionale. Prima dichiarando che dal 2020 produrrà vetture totalmente elettriche, affiancandole all’attuale gamma ibrida e alla berlina a idrogeno Mirai, successivamente affermando che, entro pochi anni, doterà i propri veicoli di rivoluzionarie batterie allo stato solido. Accumulatori che, potenzialmente, potrebbero sciogliere gran parte dei nodi che rallentano la diffusione del trasporto a zero emissioni.
Le batterie allo stato solido, diversamente dagli accumulatori tradizionali, garantiranno una superiore autonomia a fronte di tempi di ricarica nettamente inferiori. In sostanza, costituirebbero la panacea di tutti i mali che, attualmente, affliggono le auto elettriche. Al momento, però, la ricerca dedicata a tali tecnologie non ha portato ai risultati sperati, perdendo il confronto – quanto meno sotto il profilo della facilità ed economia di progettazione – rispetto alle comuni celle al litio, considerate ad oggi il miglior compromesso tra prestazioni, affidabilità e durata. Secondo quanto riportato dalla stampa giapponese, però, la situazione dovrebbe mutare radicalmente entro il 2022, quando gli studi finanziati dal colosso Toyota porteranno al debutto della prima vettura elettrica con pile allo stato solido.
Le batterie di nuova generazione portano in dote una superiore densità energetica. Ciò significa che immagazzinano più energia a parità di volume, pur rinunciando agli elettroliti liquidi; vale a dire ai componenti in soluzione organica incaricati di condurre la corrente elettrica. Una caratteristica che favorisce la costanza delle prestazioni con qualsiasi condizione climatica, abbattendo i rischi di cortocircuito o incendio da surriscaldamento. Un problema tutt’altro che remoto. Si pensi, in proposito, al ritiro dal mercato dello smartphone Samsung Galaxy Note 7. Per Toyota, che ha abbandonato solo recentemente gli accumulatori al nichel-metallo idruro in favore delle batterie al litio, portate al debutto dalla nuova Prius Hybrid Plug-In, “l’evoluzione solida” costituirebbe un vero e proprio balzo generazionale.
La prima Toyota dotata di batterie allo stato solido, ricaricabili in pochi minuti grazie alle colonnine dalla potenza standard, quindi non necessariamente ad alta capacità, verrà realizzata su di una base specifica e costituirà il secondo modello EV dopo la Suv con almeno trecento chilometri di autonomia attesa al debutto entro il 2019/2020. Vale a dire in concomitanza con le Olimpiadi di Tokyo, di cui il costruttore giapponese è sponsor, eccezionale palcoscenico per i nuovi modelli a zero emissioni. In proposito, i rumors provenienti dal Giappone parlano della possibile produzione in Cina di una variante a zero emissioni della crossover C-HR, sinora proposta in veste tradizionale (a benzina) oppure ibrida con celle al litio.
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Toyota, il più grande costruttore di auto al mondo, allarga i propri orizzonti e alle note vetture ibride e a idrogeno affiancherà nuovi veicoli elettrici. Il primo modello, atteso al debutto nel 2020, avrà un’autonomia di almeno 300 chilometri.
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