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Il traffico è corresponsabile dell’inquinamento delle città. Una mobilità diversa può incidere positivamente sulla qualità dell’aria.
L’elettrificazione di alcuni comparti, compreso quello della mobilità, è (anche) una questione di salute pubblica. Già da alcuni anni migliorare la qualità dell’aria nelle nostre città è diventato uno degli obiettivi centrali di Bruxelles: nell’aprile del 2024 il Parlamento europeo ha dato il suo ultimo via libera alla nuova direttiva sulla qualità dell’aria, che allinea le norme comunitarie alle linee guida più recenti dettate dall’Organizzazione mondiale della sanità. Tra le novità principali della stretta sull’inquinamento – che nel nostro continente è responsabile di 300.000 morti l’anno – vi sono limiti più severi per gli inquinanti con il maggiore impatto sulla salute, come le polveri sottili (Pm2,5) e il biossido d’azoto (NO2), i cui valori annuali dovranno essere più che dimezzati entro la fine del decennio. “L’inquinamento è una delle principali cause di morti premature e di cronicità delle malattie cardiorespiratorie – spiega Clementina Taliento, responsabile delle attività di comunicazione e ufficio stampa di Kyoto club – e se è vero che oggi il tenore di vita generale è migliore rispetto a qualche decennio fa, è altrettanto vero che la qualità di vita in molti territori è calata in maniera drastica proprio a causa dell’inquinamento”.
Taliento ha diverse importanti esperienze sul campo che la portano a evidenziare come “le patologie cardiache e polmonari, insieme agli ictus, sono quelle più direttamente legate all’inquinamento atmosferico”. Secondo i parametri dell’Istituto dell’Organizzazione mondiale della sanità che si occupa nello specifico del cancro, “l’inquinamento viene definito proprio come cancerogeno di classe 1, ovvero la più elevata”. Inoltre, la letteratura scientifica evidenzia in maniera ormai unanime come la gran parte degli inquinanti – particolato PM10, PM2,5, ozono e metano – non impattano solo sulla salute umana, ma amplificano anche gli effetti dei cambiamenti climatici. E questo “finisce per aumentare anche le problematiche sanitarie”. Nel 2021 l’Organizzazione mondiale della sanità ha aggiornato quelli che vengono definiti i livelli minimi accettabili di inquinamento: “Dal punto di vista etico questi livelli non dovrebbero discostarsi dallo zero, ma si tratta comunque di un passo importante e di linee guida che dovrebbero essere recepite da ogni Paese del mondo, anche se al momento nessuno si è mosso in questa direzione tranne l’Unione europea”.
Se si vuole approfondire la situazione in Italia, ogni anno Kyoto club, in collaborazione con l’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IIA), pubblica il rapporto “MobilitAria”, che analizza i dati della mobilità e della qualità dell’aria nelle 14 città metropolitane della nostra penisola (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino, Venezia). La qualità dell’aria in Italia, sottolinea Taliento, è tra le peggiori in Europa. “Ciò nonostante, il nostro Paese continua a restare indietro sul numero di veicoli elettrici immatricolati anche se la densità dell’infrastruttura è decisamente alta rispetto al parco ricolante”.
Al contempo tutti gli ultimi rapporti dell’Agenzia europea per l’ambiente confermano come la Pianura padana sia una delle aree peggiori d’Europa, dove nel 2021 si è contata una media di 89 decessi legati all’inquinamento ogni 100.000 abitanti; morti che “sono attribuibili soprattutto al particolato sottile PM2,5. I territori del nostro continente in cui si registrano i più alti livelli di inquinamento sono quelli dove un’alta densità abitativa, che si traduce in un forte livello di emissioni antropiche, si combina con condizioni geografiche e metereologiche particolari. È proprio il caso della Pianura padana, cuore pulsante dell’economia italiana, che ha una forma simile a una conca e favorisce l’accumulo di inquinanti; ma anche della conca ternana, dove oltre al tema di un parco auto circolante obsoleto c’è il problema della combustione per il riscaldamento domestico, per il quale in molti casi si usano ancora i caminetti”. Servono politiche forti, dunque, ma anche un grande lavoro di informazione e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su queste tematiche: “Al di là delle fake news che purtroppo continuano a circolare, spesso gli stessi operatori del settore, che dovrebbero accompagnare i cittadini in questo percorso di transizione, non sono adeguatamente preparati e specializzati”.
E invece sono proprio i cittadini, e in particolare quelli più vulnerabili come i bambini e gli anziani, i soggetti più direttamente coinvolti. Come ha evidenziato più volte il ministero della Salute, ci sono fasce di popolazione più suscettibili rispetto ai problemi legati all’inquinamento: i più piccoli, gli anziani, le donne in gravidanza e le persone affette da malattie respiratorie e cardiovascolari. A questo già corposo elenco, Taliento aggiunge “i cittadini di basso livello socio-economico, perché i dati dimostrano come spesso la concentrazione di inquinamento atmosferico sia più elevata dove i redditi sono bassi e permangono situazioni di povertà”. In questo quadro i bambini restano “particolarmente suscettibili perché il loro apparato respiratorio e il loro sistema immunitario sono in via di sviluppo, respirano con una frequenza maggiore rispetto a un adulto e quindi sono più esposti agli inquinanti. Oltretutto hanno un’aspettativa di vita più lunga, che si traduce in un’esposizione all’inquinamento più elevata e continuativa”. Per la prima volta il rapporto “MobilitAria” 2024 ha proposto anche una stima dell’impatto sanitario ed economico dell’inquinamento dell’aria per le 14 città metropolitane in esame; decisioni politiche mirate a ridurre il rischio di malattie e di mortalità derivante dall’elevata esposizione all’inquinamento atmosferico potrebbe infatti portare a benefici significativi in termini economici per l’intera popolazione italiana. L’impatto economico del Valore di una vita statistica (VSL), che quantifica quanto si risparmia riducendo il rischio di morte prematura a causa degli inquinanti del traffico, varia notevolmente tra le città esaminate nel rapporto, con stime che vanno da 17 milioni fino alla cifra di 7 miliardi di euro. Ciò dimostra, come evidenza Taliento, che “si tratta di un tema non solo etico e ambientale ma anche economico, perché queste malattie si traducono in importanti costi a carico della collettività”.
A proposito di decarbonizzazione, quella del settore trasporti è fondamentale per conseguire gli obiettivi climatici europei stabiliti nel Green deal, che punta a rendere l’Unione europea climaticamente neutrale entro il 2050. Ma è essenziale che “le città possano ottenere gli strumenti e le regole appropriate per poter svolgere al meglio le proprie funzioni in materia di ridefinizione del traffico, sicurezza stradale e utilizzo nuove tecnologie come la mobilità elettrica”. Per il futuro, Kyoto club si augura che dal Parlamento europeo “arrivino misure in grado di favorire dei cambiamenti strutturali e l’innovazione, accelerando il percorso di decarbonizzazione con un’offerta intelligente della mobilità”. Nel rapporto MobilitAria ci sono indicazioni chiare in merito, a partire dalla centralità del trasporto pubblico locale, insieme alla mobilità dolce e alle low emissions zones. In ogni caso va “ripensato in maniera radicale il modo di muoverci nelle nostre città, superando per prima cosa la dipendenza dai combustibili fossili. Se continueremo a muoverci su vetture endotermiche sarà impossibile centrare gli obiettivi europei”.
Leggi la versione integrale del capitolo a questo link.
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