L’esposizione prolungata agli inquinanti atmosferici aumenta il rischio di patologie respiratorie, rendendo il sistema respiratorio più esposto anche al Sars-Cov-2.
L’Italia è stata appena condannata dalla Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue) per aver violato le norme europee sull’inquinamento atmosferico da particolato “in maniera sistematica dal 2008 al 2017”. Un ulteriore conferma di quanto la situazione sia grave nel nostro paese e di come l’aria inquinata, in determinate aree del paese, determini un aumento del rischio di patologie respiratorie e cardiovascolari. Una situazione divenuta ormai insostenibile e che non può più essere prorogata, anche a fronte dell’epidemia di Covid-19 che stiamo vivendo in questi ultimi mesi. Per questo motivo, lo scorso aprile, è stato lanciato un progetto di ricerca congiunto denominato Pulvirus a cui collaborano l’Enea, l’Istituto superiore di sanità (Iss) e il Sistema nazionale per la protezione ambientale (Snpa), con l’obbiettivo di studiare il discusso legame fra inquinamento atmosferico e diffusione della pandemia, le interazioni fisico, chimiche e biologiche fra polveri sottili e virus e gli effetti del blocco dell’attività e degli spostamenti di marzo e aprile scorsi sull’inquinamento atmosferico e sui gas serra.
Avviato Pulvirus, indagherà i legami tra inquinamento atmosferico e Covid-19
Presentata a Ecomondo digital edition, in occasione del convegno “Inquinamento atmosferico e Covid-19”, l’iniziativa prevede di realizzare un’analisi approfondita attraverso protocolli scientifici verificabili, così da fornire alle istituzioni e ai cittadini informazioni attendibili utili che possano anche guidare la politica ad assumere le opportune decisioni in materia di riduzione degli inquinanti atmosferici.
“Da un punto di vista di evidenza scientifica l’interazione tra inquinamento atmosferico e l’epidemia è suggerita da una ricca documentazione scientifica, non solo epidemiologica, che lega l’inquinamento all’aumentato rischio e impatto delle patologie respiratorie”, ha detto il dottor Ivano Iavarone, dell’Istituto superiore di sanità. “In particolare questo vale per i soggetti più vulnerabili. Un altro elemento è che le proprietà fisico-chimiche e biologiche del particolato dimostrano la loro capacità di effetto ossidante, che può innescare infiammazioni polmonari e sistemiche”. E questo non fa che aumentare le probabilità di sviluppare le complicanze legate all’infezione da Sars-Cov-2, dato che il sistema respiratorio e polmonare si trova già sotto pressione.
Quanto ci costa l’inquinamento atmosferico
Ma non ci sono solo gli impatti legati alla salute. Sviluppare patologie respiratorie e cardiache chiaramente correlate all’inquinamento atmosferico, ha un impatto economico non trascurabile. A calcolarlo è stata l’Alleanza europea per la salute pubblica (Epha) in un rapporto che mostra come l’inquinamento atmosferico costi al cittadino italiano una media di 1.535 euro all’anno. Lo studio, tra i primi del genere, quantifica infatti il valore economico delle cure mediche, delle giornate lavorative perse e di altri costi sanitari causati dai tre inquinanti atmosferici più importanti, ovvero il particolato, l’ozono e il biossido di azoto (NO2).
In tutte le 432 città prese in esame i costi totali sono stato quantificati in oltre 166 miliardi di euro di perdite solo nel 2018. Circa 385 milioni di euro in media per città all’anno. Tra le città più colpite risultano Londra, seguita da Bucarest, Berlino, Varsavia e Roma (con 4,11 miliardi di euro). Nello studio si sottolinea come almeno 10 città italiane – tra cui Milano, Padova, Cremona e Venezia – siano ai primi posti a livello europeo per i costi pro-capite.
Una buona qualità dell’ambiente significa benessere per la popolazione
Ovviamente è il settore dei trasporti e la mobilità ad essere sotto inchiesta. Secondo un precedente rapporto dell’Epha, i trasporti sono una delle principali fonti di inquinamento atmosferico urbano, con un costo di 67-80 miliardi di euro nell’Ue28 nel 2016. Secondo gli ultimi dati forniti dall’Agenzia europea per l’ambiente, l’inquinamento atmosferico rimane la principale minaccia per la salute degli europei, con oltre 400mila morti premature dovute all’inquinamento atmosferico ogni anno. L’inquinamento acustico è al secondo posto, contribuendo a 12mila morti premature, seguite dagli impatti dei cambiamenti climatici, in particolare dalle ondate di calore. E che l’impatto della pandemia sulle comunità, possa avere maggiori impatti laddove l’inquinamento atmosferico e la povertà diffusa sono più elevati.
“La Covid-19 è stato l’ennesimo campanello d’allarme, rendendoci profondamente consapevoli della relazione tra i nostri ecosistemi e la nostra salute e della necessità di affrontare i fatti”, ha detto in una nota Stella Kyriakides, Commissario europeo per la Salute e la sicurezza alimentare. “Il modo in cui viviamo, consumiamo e produciamo è dannoso per il clima e ha un impatto negativo sulla nostra salute”.
A dimostrazione che, se ancora ci fossero margini di dubbio, la riduzione dell’inquinamento atmosferico nelle città europee debba essere tra le massime priorità dell’agenda politica e sanitaria. Altrimenti il benessere e la salute degli europei verrebbero sacrificati con costi sociali ed economici elevatissimi.
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