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Come funziona l’autosvezzamento, quali sono le precauzioni da osservare e i benefici ambientali dell’alimentazione complementare
Sull’autosvezzamento e su come funziona si scrivono libri e si consigliano ricette. Abbiamo provato a fare chiarezza, per capire meglio come fare, quando e come iniziare e quali siano le diverse opinioni che riguardano l’autosvezzamento.
La definizione appropriata sarebbe “alimentazione complementare a richiesta”, ma i più, in rete e non solo, ne parlano di solito come autosvezzamento. Si tratta di una modalità di introduzione dei cibi solidi nella dieta del lattante che non prevede la preparazione di pappe ad hoc, ma il libero accesso del bambino, sotto un attento controllo da parte dei genitori, alla mensa di tutta la famiglia. Spinto dalla sua naturale curiosità e dall’istintiva tendenza a imitare gli adulti, il piccolo inizia ad assaggiare spontaneamente il cibo “dei grandi”, nella modalità (imboccato, con le proprie mani o utilizzando da solo le posate) e nella quantità che preferisce. Man mano che gli assaggi si fanno più consistenti, fino a costituire un pasto vero e proprio, l’alimento principale rimane il latte, materno o artificiale, da offrire a richiesta.
Per dare il via all’autosvezzamento è importante aspettare che il bambino sia in grado di stare seduto bene da solo e che manifesti interesse nei confronti del cibo che mangiano i genitori (in media, questo avviene non prima dei sei mesi di età). L’altra condizione fondamentale da rispettare è la salubrità degli alimenti portati in tavola: il consiglio è quello di fare riferimento alla piramide alimentare alla base della dieta mediterranea, scegliere prodotti di stagione e cotture leggere, condimenti equilibrati, sale assente o in quantità molto moderate. Fondamentale, infine, la cautela nel proporre i cibi, che all’inizio possono essere schiacciati o sminuzzati, oppure, se si lascia che il bambino faccia da solo fin da subito (tenendo ad esempio in mano un maccherone o della verdura), sorvegliandolo scrupolosamente. Frequentare un corso sulla disostruzione delle vie aeree offre, da questo punto di vista, una sicurezza ulteriore.
In realtà, quando si sceglie la strada dell’alimentazione complementare, conta soprattutto il modo in cui si preparano gli alimenti, la qualità degli ingredienti e le tecniche di cottura (semplici, leggere, con poco o niente sale). Molte ricette per l’autosvezzamento sono di fatto normalissime preparazioni presenti sulla tavola di molte famiglie, a prescindere dalla presenza e dall’età dei figli. Si va dalle vellutate di verdura ai risotti (preparati senza burro e senza vino). Anche le polpette, non solo di carne ma anche di pesce e legumi) si prestano molto, specie se lasciate molto morbide. Il pesce in generale, vista la tenerezza delle sue carni, è molto indicato, ma la pulizia dev’essere sempre estremamente accurata.
In letteratura esistono diversi libri dedicati al tema dell’alimentazione complementare a richiesta. Si parte dal primo dei libri sull’autosvezzamento che sia stato pubblicato in Italia: Io mi svezzo da solo! Dialoghi sullo svezzamento del pediatra Lucio Piermarini. Di taglio più pratico è il volume Autosvezzamento per tutti: Cos’è e perché è davvero per tutti. Con oltre 140 ricette facili e veloci suggerite e testate dai genitori per i genitori, scritto da Andrea Re ed edito dal sito autosvezzamento.it. Più in generale, sul tema dell’inappetenza nei bambini, si può leggere Il mio bambino non mi mangia. Consigli per prevenire e risolvere il problema, del pediatra spagnolo Carlos Gonzaléz.
Per quanto riguarda infine le preoccupazioni sulle eventuali reazioni allergiche a determinati alimenti, l’autosvezzamento si fonda su una serie di studi che smentiscono l’utilità di ritardare l’introduzione dei potenziali allergeni nella dieta del bambino. Il contatto precoce con gli ingredienti “a rischio” modulerebbe invece al meglio la reazione immunitaria da parte dell’organismo, specie se il piccolo è allattato al seno. Vale in ogni caso la precauzione di proporre un cibo allergizzante per volta e in dosi minime, in modo da riconoscere facilmente eventuali reazioni o intolleranze.
Chi ha scelto questa strada giura che è un sistema molto efficace per promuovere una buona relazione tra cibo e bambini, specie per quelli che rifiutano ostinatamente pappe e brodi. L’autosvezzamento, inoltre, stimola l’intera famiglia a mangiare in modo sano ed equilibrato, semplifica la gestione dei pasti in viaggio e permette di evitare i costi, spesso importanti, legati all’acquisto del baby food industriale. Senza contare i benefici per l’ambiente: niente vasetti e altri imballaggi, zero sprechi, meno consumi energetici per la preparazione e la conservazione delle pappe.
L’autosvezzamento è una pratica tutto sommato tradizionale, l’unica che di fatto si conoscesse e si applicasse prima dell’introduzione degli alimenti industriali per la prima infanzia. Tuttavia, è tuttora oggetto di critiche da parte dei pediatri convinti che l’introduzione degli alimenti debba avvenire con una calendarizzazione prestabilita e rigorosa, per affrontare al meglio eventuali reazioni allergiche. Per chi allatta con la formula, inoltre, potrebbe essere un po’ più complesso gestire la fase degli “assaggi”, in cui il latte resta di fatto, per moltissimi bambini, l’alimento principale, e andrebbe offerto a richiesta. Infine, va ribadita l’attenzione massima da porre nella somministrazione dei cibi solidi, e l’opportunità di frequentare un corso di disostruzione pediatrica (consigliabile in ogni caso a tutti quelli che hanno a che fare con bambini di varie età).
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