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I bambini-kamikaze, l’arma più ignobile di Boko Haram
Il gruppo terrorista africano Boko Haram ha fatto esplodere 44 bambini-kamikaze solamente nel 2015. La denuncia dell’Unicef.
Erano stati quattro nel 2014, sono diventati quarantaquattro lo scorso anno. Il numero di bambini utilizzati come kamikaze dal gruppo islamista Boko Haram – attivo in Nigeria, Camerun, Ciad e Niger – cresce in modo preoccupante. A lanciare l’allarme è un rapporto dell’Unicef, pubblicato a due anni di distanza dal 14 aprile 2014, quando 276 liceali nel nord-est della Nigeria furono rapite dai terroristi.
“I bambini-kamikaze, prime vittime degli attacchi”
I bambini sono ormai a tutti gli effetti parte dell’arsenale di guerra degli estremisti. Gia vittime di rapimenti, abusi sessuali, matrimoni forzati, sono stati trasformati in bombe da scagliare contro i nemici dello Stato Islamico. “Ma occorre ricordarlo: loro sono le vittime, non certo gli autori degli attacchi”, avverte Manuel Fontaine, direttore regionale dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’Africa centrale e occidentale.
Negli ultimi mesi, il gruppo islamista ha subito pesanti sconfitte: quasi tutte le località nigeriane che esso aveva conquistato sono state liberate. Per questo i terroristi hanno deciso di reagire, moltiplicando gli attacchi suicidi. Colpendo moschee, mercati affollati, ristoranti. E sfruttando il fatto che difficilmente un ragazzino può destare sospetti: “Indurre questi bambini a commettere degli atti efferati è uno degli aspetti più orribili delle violenze perpetrate in Nigeria e nei paesi limitrofi”, ha aggiunto Fontaine.
1,3 milioni di bambini costretti a fuggire
Nel rapporto, l’Unicef racconta l’origine dei bambini-kamikaze: alcuni di loro sono stati rapiti, altri hanno perso i genitori nel corso degli attacchi ai villaggi e si sono trovati soli, facili prede per i combattenti di Boko Haram. Basti pensare che il conflitto ha costretto finora 1,3 milioni di minorenni ad abbandonare le loro case, su un totale di 2,3 milioni di profughi.
Ma i numeri riportati dall’Onu sono ancor più impressionanti: 670mila bambini non entrano in un’aula scolastica da più di un anno e 1.800 scuole sono state chiuse, alcune pesantemente danneggiate. I casi di malnutrizione infantile nelle zone del conflitto, poi, sono passati, tra i mesi di gennaio del 2014 e del 2016, da 149mila a 195mila. Senza dimenticare che l’insurrezione del gruppo islamico ha provocato già circa ventimila morti. Per questo l’Unicef ha lanciato un appello: quest’anno, per aiutare i bambini e le loro famiglie serviranno 97 milioni di dollari. E l’agenzia, per ora, ne ha a disposizione solo undici.
Immagine di apertura: ©Karel Prinsloo/Unicef
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