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Il movimento di un pensiero, un’illuminazione che si distende ampia a cerchi concentrici, un futuro di pace radicato nell’antico pensiero orientale: è il messaggio di Bernie Glassman.
Da oggi in libreria in Italia l’ultima opera di un grande divulgatore dello zen in Occidente. In effetti il nostro mondo, la nostra cultura, ha abbandonato la diffidenza aprendosi alla ricchezza degli insegnamenti provenienti dall’Oriente grazie a grandi “traduttori” – potremmo definirli così, traghettatori, messaggeri – che hanno fatto propria, in profondità, un’ispirazione lontana, portandola a noi, con le nostre parole.
Potremmo citare Eugene Herrigel, Alan Watts. Su questa scia è l’opera di Bernie Glassman, il più grande maestro zen dell’America. Capo delle comunità di Los Angeles e New York è uno dei pensatori buddisti più stimati. Attivamente impegnato nel movimento pacifista mondiale, è autore di numerosi libri di spiritualità zen.
Emanuele Basile e Stefano Bettera lo hanno intervistato per l’edizione italiana de Il cerchio infinito (Oscar Mondadori): libro che indaga il rapporto tra i problemi della società, problemi a volte lancinanti, violenti come una guerra, crudeli come uno stupro, e l’atteggiamento del buddhista.
“Un buddhista impegnato – hanno domandato – ha anche il dovere di schierarsi politicamente o di protestare pubblicamente quando vede gravi ingiustizie o soprusi nella società? Come ci si dovrebbe comportare nei confronti di scelte quali la partecipazione militare in Iraq dove il sospetto che la guerra nascondesse in realtà altri interessi è stato più volte sollevato e oggi molti leader sono messi in discussione per non avere detto tutta la verità?”
“Io penso – ha risposto Glassman – che il singolo praticante buddhista dovrebbe agire in accordo col suo cuore. Come maestro, non credo giusto dire a un praticante come deve o non deve comportarsi, e non credo che sia la via buddhista. Molti pensano che se sei buddhista, allora devi essere un pacifista o un vegetariano. Il Buddhismo che io ho imparato dice che tutto è manifestazione della persona, che l’organizzazione non può stabilire che ‘questo è corretto, quello no’. Perché tutto dipende dall’individuo”.
Il cerchio infinito esplora la dimensione sociale del buddhismo zen che non è solo uno sviluppo della pratica: è l’inevitabile, necessaria conseguenza del momento in cui l’individuo ottiene la propria massima realizzazione quando sperimenta e percepisce di essere in realtà parte del Tutto. Questa è la tesi portante del volume, che Glassman sostiene anche con commenti ai testi buddisti più significativi. Basato sui seminari tenuti da Glassman nella comunità di New York, questo testo si propone come un invito alla pace universale, e offre spunti per un rinnovamento sociale radicato nell’antico pensiero orientale.
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