Biden approva un enorme progetto di trivellazione petrolifera in Alaska

Un progetto di trivellazione petrolifera sta per sorgere nel nord dell’Alaska e mette a rischio gli obiettivi climatici degli Stati Uniti.

  • L’amministrazione Biden ha appena approvato il progetto di trivellazione in Alaska proposto dalla società di idrocarburi ConocoPhillips.
  • Il progetto, conosciuto come Willow project, avrà un enorme impatto climatico, pari alla riattivazione di un terzo delle centrali a carbone di tutti gli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti di Joe Biden approvano un enorme progetto di trivellazione petrolifera in Alaska, nonostante il suo impatto climatico e le promesse fatte dal presidente in termini di riduzione delle emissioni.

Noto come Willow project, il progetto di perforazione in Alaska ha destato tantissime critiche da parte delle associazioni ambientaliste, delle comunità indigene e da diversi parlamentari democratici.

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Una mappa del National Petroleum Reserve Alaska © Wikimedia Commons

Che cos’è il Willow project approvato in Alaska

Il progetto di perforazione ed estrazione di petrolio e gas approvato da Joe Biden lunedì 13 marzo 2023, conosciuto come Willow project vale circa 7 miliardi di dollari e sorgerà all’interno della National petroleum reserve-Alaska (Npra), un’area di oltre 90 milioni di ettari del North Slope, regione settentrionale dell’Alaska, nel più grande tratto di suolo pubblico incontaminato negli Stati Uniti.

Il Willow project approvato è in realtà una versione ridotta del progetto originariamente proposto dalla società ConocoPhillips (Cop.N). Infatti, la Cop.N. aveva proposto la costruzione di cinque siti di trivellazione, chilometri di strade e oleodotti e sette ponti. Sono stati invece approvati “solo” tre pozzi.

L’intero progetto era stato inizialmente approvato dall’amministrazione Trump nel 2020, ma un giudice federale dell’Alaska ha bloccato il progetto nel 2021, affermando che l’analisi ambientale era errata e doveva essere rifatta.

Perché Willow è importante per l’Alaska

L’area del progetto Willow contiene circa 600 milioni di barili di petrolio, più della quantità attualmente detenuta nella Us strategic petroleum reserve, la scorta di petrolio disposta per casi di emergenza e gestita dal dipartimento dell’energia degli Stati Uniti (tra l’altro è la più grande fornitura di emergenza pubblicamente nota al mondo: i suoi serbatoi sotterranei in Louisiana e Texas hanno una capacità di 714 milioni di barili).

L’economia dell’Alaska dipende ancora in gran parte dall’industria delle trivellazioni. Per questo, i politici federali sperano che il progetto garantisca loro anni di prosperità. Anche Biden ha esortato le compagnie petrolifere ad aumentare la propria produzione di petrolio per tenere sotto controllo i prezzi dell’energia al consumo.

ConocoPhillips ha garantito che il progetto porterà nelle casse del governo federale e di quello statale (e in quelle della comunità locale, a detta della società) ben 17 miliardi di dollari di utili.

Qual è il suo impatto ambientale

Il ministero dell’interno statunitense ha spiegato di non aver sostenuto l’intera proposta e di aver approvato solo una versione ridotta del progetto proprio per ridurre il rischio ambientale e l’impatto sugli habitat di alcune specie animali, tra cui orsi polari e svassi dal becco giallo.

Ma i gruppi ambientalisti (tra cui spicca PeopleVSFossilFuels, una coalizione di oltre 1.200 organizzazioni in prima linea per la giustizia climatica, di cui fanno parte le associazioni che si battono per i diritti indigeni di Sovereign Iñupiat for a living arctic e l’Alaska wilderness league) rimangono sconcertati da tale decisione, sostenendo che il progetto, anche se nella sua forma ridotta, è in conflitto con le promesse dell’amministrazione Biden di combattere i cambiamenti climatici.

Si tratta di un attacco alla natura incontaminata e il progetto di trivellazione potrebbe emettere circa 287 milioni di tonnellate di CO2 nei prossimi 30 anni, equivalenti alla riattivazione di un terzo di tutte le centrali a carbone degli Stati Uniti oppure pari alle emissioni prodotte da 1,1 milioni di abitazioni in un anno, più di quelle di Chicago insomma. Di sicuro una “carbon bomb” che bloccherebbe per decenni gli sforzi degli Usa per uscire dai combustibili fossili.

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