I tre Paesi del Pacifico, assediati dall’innalzamento degli oceani, hanno presentato proposta formale alla Corte penale internazionale.
Un giudice ha bloccato la costruzione di un enorme impianto di trivellazione in Alaska
Il progetto Willow, nel nord-ovest dell’Alaska, aveva ricevuto il via libera sia da Donald Trump sia da Joe Biden. Ora, i lavori dovranno fermarsi.
Stop alle trivellazioni, il progetto Willow va bloccato: è questa la decisione di un giudice federale dell’Alaska che, lo scorso mercoledì, ha fermato i lavori per un esteso impianto di estrazione petrolifera nell’area di North Slope, nell’estremo nord dello stato, gestito da ConocoPhilips.
Il piano era stato approvato dall’amministrazione Trump, ma sostenuto poi anche dall’attuale presidente americano Joe Biden, suscitando non poche critiche da parte degli attivisti locali che, infatti, hanno continuato a lottare per proteggere il loro territorio. Ora, le loro richieste hanno ricevuto ascolto.
Alaska, un ecosistema da proteggere
Il progetto in questione consiste in un enorme sito di estrazione petrolifera gestito dalla multinazionale ConocoPhilips. Si estende nel nord-ovest dell’Alaska, in un territorio ancora in parte incontaminato dove è possibile incontrare esemplari di alce, bue muschiato, orso polare e un lungo elenco di uccelli migratori. La zona, inoltre, è molto vicina alla piccola città di Nuiqsut, che già da anni fa i conti con le conseguenze dell’attività petrolifera e la minaccia di nuove trivellazioni.
Secondo le previsioni della compagnia, il progetto Willow avrebbe dovuto estrare fino a 100mila barili di petrolio al giorno per i prossimi trent’anni. Il piano prevedeva infatti la costruzione di diversi siti di estrazione e impianti di trasformazione per la materia prima, oltre a chilometri di nuove strade e oleodotti nella National petroleum reserve dell’Alaska.
Il Willow project aveva ricevuto luce verde dall’ex presidente Donald Trump alla fine di ottobre 2020, pochi mesi prima della fine del suo mandato. In seguito, anche la nuova amministrazione guidata dal democratico Joe Biden aveva sostenuto la necessità del progetto, confermando che le conseguenze ambientali sarebbero state limitate.
Se l’approvazione di Trump non aveva causato grande scalpore – l’ex presidente è infatti sempre stato scettico riguardo alla necessità di contrastare i cambiamenti climatici –, la decisione di Biden aveva invece attirato grandi critiche da parte degli attivisti locali, che l’hanno considerata in completa contraddizione con le precedenti affermazioni del presidente a favore delle energie rinnovabili e della necessità di ridurre drasticamente le emissioni inquinanti.
Un rapporto “arbitrario e incostante”
Mercoledì 18 agosto Sharon L. Gleason, giudice dell’Alaska, ha affermato che l’analisi su cui si sono basate le valutazioni dell’amministrazione Trump per approvare il progetto, svolta dagli esperti dell’ufficio per la Gestione del territorio e di quello per la Conservazione della fauna e della flora (due agenzie del dipartimento degli Interni americano), è inaccurata e va considerata “arbitraria e incostante”.
In particolare, secondo Gleason il rapporto non valuta in modo sufficientemente approfondito l’impatto delle trivellazioni sulla flora e la fauna locali – con riferimento particolare agli orsi polari, una specie oggi considerata a rischio – né “l’impatto cumulativo” che il progetto Willow avrebbe sul clima e sull’ambiente.
La decisione è stata celebrata dagli attivisti, che finalmente hanno visto riconosciuti i propri sforzi. “Io e i miei clienti festeggiamo perché non ci saranno più lavori per il progetto Willow questo inverno”, ha detto al quotidiano Washington Post Bridget Psarianos, avvocato per Trustees for Alaska, un gruppo di esperti legali che hanno rappresentato diversi gruppi contrari al progetto.
Una portavoce di ConocoPhilips, il colosso petrolifero che guidava il progetto, ha affermato che la compagnia “esaminerà la decisione e valuterà le alternative disponibili”.
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