Undici morti e trentasei feriti. È questo il bilancio provvisorio dell’esplosione avvenuta questa mattina in pieno centro a Istanbul, in Turchia. A confermare le cifre è stato il governatore Vasip Sahin. La deflagrazione è avvenuta nel quartiere Vezneciler, a poca distanza da una fermata di autobus.
In questo momento, secondo quanto riferito dalla stampa internazionale, sul posto sono presenti numerose ambulanze, nonché automezzi dei pompieri e veicoli della polizia. Secondo le prime informazioni fornite da Sahin, a perdere la vita sono stati quattro civili e sette agenti delle forze dell’ordine: proprio questi ultimi sarebbero stati gli obiettivi del nuovo attentato.
Assieme alle vittime, si contano anche almeno tre feriti che versano in condizioni critiche. La bomba pare sia stata azionata a distanza, proprio al fine di esplodere al passaggio della camionetta della polizia, ha precisato la televisione turca.
Blast in central Istanbul at bus stop, injuries reported – Turkish media https://t.co/CvNjbJHlQY
Quello di oggi è il quinto attentato che ha colpito dall’inizio dell’anno le città di Istanbul e Ankara. In due casi a colpire sono stati dei kamikaze, in attacchi che sono stati rivendicati dai militanti dello Stato Islamico. Altri due episodi, registrati nella capitale, sono stati invece attribuiti all’ala estremista dei curdi: anche in questi casi sono state decine le vittime. Il 12 maggio scorso, inoltre, otto persone sono state ferite a causa di un’esplosione nei pressi di una caserma militare sulla riva asiatica di Istanbul.
La Francia ha annunciato domenica 24 settembre che le atlete francesi non potranno indossare l’hijab ai giochi olimpici del 2024. Le Nazioni Unite condannano questa decisione.
Dal colpo di stato del 2021 in Myanmar ci sono stati oltre 4mila morti e la repressione va peggiorando. L’appello dell’Onu per mettere fine alla tragedia.
La battaglia della Germania contro l’estrema destra prosegue. Prima è stata messa fuori legge l’associazione Hammerskin, ora l’organizzazione Artgemeinschaft.
La condanna di un’adolescente per aver espresso sostegno ai prigionieri politici su X è l’ennesimo esempio della repressione di Riyadh contro qualsiasi forma di dissenso.
A New York ci sono 110mila migranti, ma la situazione è critica in molte città statunitensi per l’arrivo di migranti dal continente americano e non solo.
Si è riacceso il conflitto tra Azerbaigian e Armenia sul Nagorno Karabakh. C’è l’accordo per la tregua, ma non si sa cosa spetterà alla popolazione armena.
75mila persone hanno sfilato a New York contro i combustibili fossili. Si tratta delle più grande manifestazione per il clima degli ultimi cinque anni.