
Negli ultimi anni le terre indigene Kayapó, Munduruku e Yanomami, nell’Amazzonia brasiliana, sono state devastate dalle miniere d’oro illegali.
Survival International ha annunciato i vincitori del concorso fotografico, le cui foto sono state scelte per il calendario 2020 We, the people.
Nonostante i continui attacchi cui sono sottoposti, e la costante distruzione dei loro territori, nel mondo esistono ancora oltre cinquemila popoli indigeni che perpetuano tradizioni e stili di vita antichi e preziosi, la cui scomparsa rappresenterebbe una perdita per l’umanità tutta. Non reliquie di un mondo che non esiste più, bensì esempi viventi che ci ricordano che vivere in un altro modo, al di fuori della società dominante e del suo conformismo, è ancora possibile, nonostante tutto.
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Proprio alcuni rappresentanti di queste popolazioni, parte essenziale della caleidoscopica diversità umana, sono protagonisti dei dodici scatti che compongono il calendario 2020 We, the people, di Survival International, il movimento per la difesa dei diritti dei popoli tribali.
L’associazione ha appena annunciato i vincitori del concorso fotografico annuale, in grado di cogliere il profondo legame che unisce i popoli indigeni al loro ambiente, di cui sono i migliori custodi. Dai ghiacci artici alla foresta amazzonica, le fotografie selezionate mostrano “uno spaccato degli stili di vita largamente autosufficienti e straordinariamente diversi di popoli unici e spesso minacciati”, si legge nel comunicato di Survival.
Dagli aborigeni australiani agli iñupiat dell’Alaska, dai quechua peruviani alle donne sama-bajau delle Filippine, le dodici fotografie che compongono il calendario sono un trattato di antropologia per immagini e ci conducono, con discrezione, alla scoperta dei popoli indigeni di tutto il mondo. Lo scatto che ha vinto la competizione e si è guadagnato la copertina, è stato realizzato dall’italiano Mattia Passarini. La foto ritrae una bambina tibetana che abbraccia il suo agnello.
I popoli indigeni sono, naturalmente, gli indiscussi protagonisti del calendario di Survival, i cui proventi sono destinati interamente a finanziare il lavoro in difesa dei nativi, ma non sono “solo” i soggetti delle fotografie. Quattro dei fotografi vincitori, infatti, sono indigeni: Melody Charlie, Edgar Kanaykõ Xakriabá, Kiliii Yuyan e Wayne Quilliam. Gli altri premiati sono Luis Fabini, Jacob Maentz, Nicolas Senegas, Gabriel Uchida, Soledad Longo, Ana Caroline de Lima, Yuriy Ogarkov e Marco Marcone.
“L’uso di immagini potenti ha sempre dato un contributo importante alla lotta per la sopravvivenza dei popoli indigeni – ha dichiarato il direttore generale di Survival International, Stephen Corry -. I popoli indigeni hanno gli stessi diritti di chiunque altro. Eppure, governi e multinazionali li torturano e li uccidono, li derubano delle loro terre e li definiscono arretrati e primitivi. Lottiamo per un mondo in cui i popoli indigeni, come tutti, possano vedere protetti i loro diritti umani. Spero che queste immagini stimoleranno tanta gente a unirsi a noi in questa causa, che è una delle crisi umanitarie più urgenti e orribili del nostro tempo. Per i popoli indigeni stessi, per la natura e per tutta l’umanità”.
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