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Campi elettromagnetici a bassa frequenza (50 Hz)
Anche i campi elettromagnetici a bassa frequenza agiscono sui sistemi viventi. Sono in atto studi di approfondimento sulla loro influenza su sintesi di proteine, rilascio di ormoni e fattori di crescita.
50 Hz è la frequenza della corrente alternata del sistema di
distribuzione dell’energia elettrica in Europa (negli USA, in
Canada e in Giappone è di 60 Hz). Energia elettrica che
viene utilizzata per scopi domestici e industriali.
I campi ELF (Extremely Low Frequency) sono stati oggetto di
numerosi studi epidemiologici, alcuni con risultati controversi,
altri con risultati più chiari in favore di una maggior
incidenza di malattie anche gravi nella popolazione esposta.
Stime della probabilità di incidenza di leucemie infantili
dovute a campi elettromagnetici ELF quantificano da 0.23 a 7.11
casi in Italia all’anno attribuibili ad una esposizione a campi
elettromagnetici di intensità maggiore o uguale a 0.2 T, su
una popolazione esposta di circa 300.000 persone (valori
probabilmente da considerare con cautela, date le ovvie
difficoltà di valutazione). Non si tratterebbe, quindi, di
uno dei rischi più elevati della nostra società, ma
nemmeno di un rischio ignorabile.
Per quanto riguarda le intensità di campo responsabili di
conseguenze negative sulla salute umana, molti studi fanno
riferimento a valori dell’ordine del decimo di microTesla (~ 0.2 T,
in particolare è un valore al di sopra del quale alcuni
recenti studi indicano un aumento del rischio di leucemia
infantile). È chiaro che l’adozione di valori soglia ha, in
questo caso, significato giuridico-amministrativo, piuttosto che
sanitario in quanto, come sempre in radioprotezione, non è
possibile stabilire un limite al di sotto del quale il rischio sia
o. Riguardo alla gestione sociale del problema è invece
possibile scegliere un valore limite basato sul rapporto
nocività/costi sociali, a seguito del quale intervenire a
partire dalle situazioni più gravi (campi di
intensità particolarmente elevata, vicinanza di asili,
scuole ecc.).
Analogamente, studi sperimentali sono stati condotti per la
comprensione dei meccanismi biologici che a livello cellulare e
molecolare determinano l’interazione tra campi elettromagnetici e i
sistemi viventi. I risultati ottenuti sono molto più incerti
dei precedenti, anche se esiste l’evidenza di modifiche di vario
tipo.
In particolare, si è rilevato che campi magnetici, con
intensità dell’ordine dei milliTesla, causano effetti sulle
cellule e sulle loro funzioni, come la proliferazione cellulare, la
sintesi delle proteine, il rilascio di ormoni ecc. e sulla
proliferazione di linfociti umani e produzione di fattori di
crescita.
Il fatto che non sia stato ancora individuato il tipo di
interazione tra campi elettromagnetici e gli organismi viventi non
cambia, naturalmente, il dovere di prendere atto del problema posto
in essere dai numerosi studi epidemiologici già svolti e di
adottare, quindi, criteri di prudenza nei confronti
dell’esposizione, in particolare se prolungata, ai campi stessi.
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