Le centrali a carbone di tutto il mondo consumano tanta acqua quanta ne basterebbe per garantire i bisogni primari di un miliardo e duecentomila persone. Cifra che, tra l’altro, raddoppierà se tutti i progetti di nuovi impianti alimentati dalla fonti fossili saranno completati.
A spiegarlo è una ricerca commissionata dall’associazione Greenpeace: “Sappiamo che il carbone inquina l’atmosfera e accelera i cambiamenti climatici. Ma ci priva anche della nostra risorsa più preziosa: l’acqua”, ha spiegato Harri Lammi, militante della ong.
Analizzati i dati di oltre ottomila centrali a carbone
La ricerca, pubblicata online, si basa sull’analisi dei dati relativi a 8.359 centrali a carbone attive nel mondo, prendendo in considerazione sia l’acqua consumata in loco (circa l’84 per cento del totale) che quella necessaria per l’estrazione della materia prima. Il documento, in particolare, rivela che il 44 per cento delle centrali esistenti, così come il 45 per cento di quelle che saranno costruite, si trovano in regioni ad alto tasso di “stress idrico”.
“L’intero ciclo di vita delle centrali a carbone – spiega Greenpeace – presenta un impatto gigantesco sulle risorse idriche”. A livello globale, il consumo di acqua è stato calcolato infatti in 22,7 miliardi metri cubi nel 2013.
Le centrali di nuova generazione peggioreranno la situazione
E a migliorare le cose non saranno gli impianti di nuova generazione. Già nel 2012 un rapporto dell’Agenzia internazionale per l’Energia aveva avvertito: la quantità di acqua utilizzata per produrre energia elettrica aumenterà dell’85 per cento entro il 2035, proprio perché, paradossalmente, le centrali più moderne (che emettono meno CO2) consumeranno quantità molto più elevate di acqua.
Al contrario, ricorda l’associazione ambientalista, “per le energie rinnovabili il consumo di acqua è prossimo allo zero. Abbandonare il carbone per le fonti pulite rappresenta perciò uno dei modi più efficaci e semplici per risparmiare risorse idriche”.
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