
“Fare la cosa giusta” è il motto di Ritter Sport. Siamo stati a Stoccarda, presso lo stabilimento di Waldenbuch, per farci raccontare la sua storia.
Christine Lagarde è appena stata giudicata colpevole (ma senza alcuna condanna) e ha deciso di restare alla guida del Fondo Monetario Internazionale.
Christine Lagarde, la numero uno del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), è stata formalmente giudicata colpevole di “negligenza” per la sua gestione dell’arbitrato nella controversia tra Bernard Tapie e Crédit Lyonnais per la cessione di Adidas. La sentenza è stata emessa dalla Cour de justice della République, che però contestualmente non ha comminato nessuna pena.
Al centro dell’attenzione c’è il lungo contenzioso tra Bernard Tapie e la banca Crédit Lyonnaise. Politico, imprenditore e attore, Tapie nei primi anni Novanta è proprietario del celebre marchio sportivo Adidas. Nel 1992, diventato ministro delle Città all’epoca della presidenza di Francois Mitterrand, decide di vendere la società. Ad acquistarla è una cordata guidata dalla banca pubblica Crédit Lyonnais, che però un anno dopo la rivende al doppio.
Da qui nasce la farraginosa vicenda giudiziaria, che nel 2007 viene affidata a una procedura di arbitrato, a cui dà il via libera proprio Christine Lagarde, appena diventata ministro dell’Economia per Nicolas Sarkozy. E fin qui, secondo la corte, il suo operato è legittimo. A sorpresa, il collegio arbitrale dà ragione a Tapie, accordandogli un mega-risarcimento da oltre 400 milioni di euro, 45 dei quali per danni morali, aspetto che desta particolare scalpore. Di fronte a questa sentenza clamorosa che comporta un grosso esborso per una banca pubblica, Lagarde decide di non fare ricorso. Proprio a questo punto, secondo i giudici, si rivelerebbe negligente rispetto a quanto le è richiesto dal suo ruolo. Nel 2015 la decisione dell’arbitrato viene annullata dalla corte d’appello di Parigi, dopo la scoperta dei legami tra l’avvocato di Tapie e uno dei tre membri del collegio arbitrale.
La sentenza è stata emessa dall’autorità giudiziaria competente per le infrazioni commesse dai membri del governo, un ente “ibrido” composto da magistrati e politici. Nel giudicare colpevole Lagarde, tuttavia, la corte ha deciso di non condannarla a nessuna pena (rischiava fino a un anno di carcere e 15mila euro di multa). La vicenda non andrà nemmeno a intaccare il suo casellario giudiziale, che resterà immacolato. Insomma, la numero uno del Fmi può tirare un sospiro di sollievo per questa sentenza che ha un valore poco più che simbolico. Tramite una nota diffusa nella serata di ieri, Lagarde – che si è sempre difesa affermando di aver agito “con coscienza e fiducia, nell’interesse pubblico” – ha fatto sapere che non ricorrerà in appello e che resterà alla guida del Fmi, ringraziando il board per averle confermato la sua piena fiducia.
IMF’s Lagarde guilty, but not punished, in French negligence trial: https://t.co/1Gy7egRHVd pic.twitter.com/Uay17AVrVF
— Reuters Top News (@Reuters) 19 dicembre 2016
Christine Lagarde è stata la prima donna presidente del consiglio di amministrazione dello studio legale Barner&McKenzie, che ha sedi in tutto il mondo. Tra il 2005 e il 2011 la lunga serie di incarichi per il governo francese, dapprima come ministro delegato al Commercio Estero, in seguito a capo del dicastero dell’Agricoltura e della Pesca (governo Fillon I) e dell’Economia, dell’industria e dell’impiego (governo Fillon II). Nel 2011, l’incarico più delicato: presidente del Fondo Monetario Internazionale, travolto dallo scandalo a sfondo sessuale di Dominique Strauss-Kahn che aveva minato pesantemente la sua credibilità, e alle prese con i postumi della crisi finanziaria globale che aveva messo in ginocchio le economie di tutto il mondo. Al momento si trova all’inizio del suo secondo mandato. Forbes la mette al sesto posto nella classifica delle donne più potenti del mondo e al ventitreesimo posto nella graduatoria generale.
La storia del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) affonda le radici nel 1944, all’indomani della conferenza di Bretton Woods. A settant’anni di distanza, il suo compito principale è quello di concedere prestiti agli Stati membri o di ristrutturare il debito estero dei paesi in via di sviluppo. In cambio di questi interventi, i paesi debitori generalmente devono sottoscrivere “piani di aggiustamento strutturale” con cui si impegnano a intervenire sulle proprie politiche economiche (e non solo). Solitamente ciò significa svalutare la moneta nazionale, liberalizzare alcuni settori, raggiungere il pareggio di bilancio, privatizzare le imprese a partecipazione statale, tagliare la spesa sociale (la cosiddetta austerity). È proprio il Fmi, insieme alla Banca centrale europea e alla Commissione europea, a comporre la cosiddetta troika che ha gestito il salvataggio dei paesi europei in crisi.
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