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A causa del riscaldamento globale, il Cile sta affrontando una siccità decennale. In inverno sulle Ande c’è sempre meno neve e le riserve d’acqua sono ai minimi.
Mentre l’emisfero boreale affronta un’estate con temperature da record e la ferocità degli incendi che stanno bruciando dalla Siberia alla California passando per il Mediterraneo, l’emisfero australe, quello sud, è nel pieno dell’inverno. O almeno dovrebbe. Alcuni paesi stanno invece vivendo una grave siccità, come il Cile.
Il lungo e stretto paese sudamericano dovrebbe in questo periodo invernale assistere a copiose precipitazioni di pioggia e neve. Invece, le riserve d’acqua di molte zone si stanno prosciugando, i campi sono aridi e le cime della cordigliera delle Ande sono brulle.
Una stazione meteorologica della città di Santiago del Cile, la capitale, ha infatti registrato soltanto 78 millimetri di pioggia dall’inizio dell’anno. L’anno scorso erano stati 180, in un paese che avrebbe una media generale di 252 all’anno secondo il servizio meteorologico cileno.
Per il Cile, in realtà, la siccità di quest’anno non è una totale novità: non in modo così grave, ma anni che il paese affronta carenze di precipitazioni, tanto che gli scienziati hanno definito questo periodo decennale una “mega siccità”. “È improbabile che le precipitazioni ritornino ai livelli che registravamo nella regione centrale negli anni Ottanta e Novanta”, ha affermato Ricardo Villalba, ricercatore presso l’Istituto argentino di studi scientifici su neve, ghiacciai e ambiente.
“Abbiamo ormai prove schiaccianti che si tratta del cambiamento del clima”, ha continuato Villalba. “Stiamo assistendo a un importante calo delle precipitazioni che sta generando mancanza d’acqua”. Secondo il ricercatore, intervistato dall’agenzia di stampa Reuters, questa situazione dovrebbe diventare una priorità assoluta per il governo, che dovrebbe investire nella conservazione e nello stoccaggio dell’acqua. Il governo ha infatti appena stabilito un gruppo di lavoro scientifico sulla gestione dell’acqua e un osservatorio sui cambiamenti climatici.
Il Cile sta inoltre lavorando per evitare che si raggiunga il “day zero”, ovvero il giorno in cui le riserve d’acqua di un paese sono talmente basse da costringere le autorità a interromperne l’erogazione. In pratica, a letteralmente chiudere i rubinetti. Questa giornata è già stata più volte raggiunta a Città del Capo, in Sudafrica. “Il day zero in Cile è però già arrivato per circa 400mila persone che vivono nelle zone rurali del Cile che oggi ricevono l’acqua con le autocisterne”, ha affermato Raul Cordero, climatologo dell’università di Santiago e a capo di un gruppo di ricerca in Antartide.
A causa del riscaldamento globale e dell’aumentare dell’intensità e della frequenza dei fenomeni meteo estremi, la situazione che già vivono alcune comunità rurali in Cile diventerà sempre più grave e soprattutto si espanderà anche in altre zone che ora non stanno affrontando problematiche legate all’acqua. Il paese deve quindi intervenire subito per evitare che questo possa accadere, investendo nella gestione di questa risorsa.
“Il nostro unico vantaggio ora è sapere che i cambiamenti climatici ci colpiranno duramente”, ha aggiunto Cordero. “Quindi sappiamo che dobbiamo affrontare le loro conseguenze”.
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