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Condonando parte del loro debito estero, i debt for nature swap sbloccano risorse che i paesi emergenti reinvestono nella tutela del territorio.
Siamo sempre stati abituati a pensare che gli Stati occidentali fossero ai vertici delle economie globali. Con l’ascesa di Cina e India, ci siamo dovuti ricredere. E nei prossimi anni assisteremo all’ingresso di alcune inaspettate new entry. I numeri dello strapotere americano Secondo i dati della Banca mondiale, ripresi e rielaborati dal World Economic Forum, ad
Siamo sempre stati abituati a pensare che gli Stati occidentali fossero ai vertici delle economie globali. Con l’ascesa di Cina e India, ci siamo dovuti ricredere. E nei prossimi anni assisteremo all’ingresso di alcune inaspettate new entry.
Secondo i dati della Banca mondiale, ripresi e rielaborati dal World Economic Forum, ad oggi gli Stati Uniti restano stabilmente al primo posto tra le economie globali. Il loro pil nominale è stimato in 18 mila miliardi di dollari, poco meno di un quarto dell’intero pil globale. Subito dopo arriva la Cina, a quota 11 mila miliardi di dollari, seguita (molto a distanza) dal Giappone, che rappresenta il 6 per cento dell’economia globale. A quel punto si fa largo l’Europa, con Germania (3.300 miliardi), Regno Unito (2.900 miliardi) e Francia (2.400 miliardi). Alle spalle dell’India, all’ottavo posto fa capolino l’Italia (1.800 miliardi di dollari), seguita da Brasile e Canada, che chiudono la top 10.
Il predominio degli Stati Uniti tra le economie globali, però, non è destinato a durare a lungo. Già nel 2016 il tasso di crescita del pil cinese si è attestato sul 6,7 per cento, poco più del 6,6 per cento dell’India. Decisamente un altro pianeta rispetto al +1,6 per cento degli Stati Uniti. Già oggi il blocco asiatico è nettamente il più consistente, rappresentando più di un terzo del pil globale, mentre il Nord America si attesta poco al di sotto del 28 per cento e l’Europa è al 21,37 per cento. E, se si considera il pil a parità di potere d’acquisto, il sorpasso della Cina sugli Usa è già avvenuto.
Ma c’è di più. Un nuovo studio di PricewaterhouseCoopers fa una proiezione al 2050 e i risultati sono sorprendenti. In termini di pil a parità di potere d’acquisto (l’indicatore per cui, è bene ricordare, gli Usa hanno già perso il loro primato), fra poco più di trent’anni gli Usa scivoleranno al terzo posto, dopo Cina e India. Al quarto posto l’Indonesia, seguita da Brasile, Russia e Messico. I salti in avanti più grandi saranno quelli di Vietnam (dalla 32ma alla 20ma posizione), Filippine (dalla 28ma alla 19ma) e Nigeria (dalla 22ma alla 14ma). A farne le spese il Vecchio Continente, con il Regno Unito al decimo posto, la Francia esclusa dalla top 10 e l’Italia addirittura tagliata fuori dalle prime 20 posizioni.
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