
Ex guerrigliero e simbolo della sinistra latinoamericana, José “Pepe” Mujica è morto il 13 maggio 2025 all’età di 89 anni.
Da cinque giorni la Colombia è attraversata da grandi manifestazioni di protesta contro il presidente Ivan Duque. Violenti scontri nella capitale Bogotà.
Dopo il Nicaragua, il Cile e la Bolivia, è il turno della Colombia. Per il quinto giorno consecutivo, lunedì 25 novembre, migliaia di persone si sono riunite nelle piazze della capitale Bogotá. Così come a Cali e Medellin. Obiettivo: protestare contro una serie di paventate riforme economiche improntate all’austerità, contro un governo accusato di non agire per limitare il dilagare della corruzione e contro le derive della polizia, considerata responsabile della morte di centinaia di attivisti per i diritti umani.
La prima manifestazione popolare è stata organizzata giovedì scorso e ha portato nelle strade della metropoli colombiana più di 250mila persone. A lanciare la protesta sono stati i sindacati, che hanno indetto uno sciopero generale. Sostenuto dai partiti di opposizione, dagli studenti, dagli indigeni e dagli ambientalisti.
Dilan, an 18-yr-old high school student, was murdered by the riot squads in Bogotá while pacifically protesting in the streets for his right to education. We are killed in Colombia if we dare to dream with a better country. #esmadasesino #ParoNacional26Nov https://t.co/XoEICLu581
— Andrea Guzmán Mesa (@Astroandrea) November 26, 2019
La maggior parte dei manifestanti ha protestato in modo pacifico. Principalmente con in mano pentole e cucchiai di legno, dando vita alle tipiche “cacerolazos” (concerti di casseruole) sudamericane. Poi, sabato 23, i cortei si sono fatti più violenti. Il presidente Ivan Duque ha inviato nelle strade di Bogotà 13mila poliziotti, che hanno utilizzato gas lacrimogeni e proiettili di gomma.
Colombians are protesting their government– taking to the streets by the thousands.
Will the government meet their demands?#Colombia #duquepresidente #protest pic.twitter.com/VIIK0JFjWm— CGTN America (@cgtnamerica) November 23, 2019
Gli scontri hanno provocato il grave ferimento di un ragazzo di soli 18 anni, che dopo alcuni giorni in terapia intensiva è morto. Si chiamava Dilan Cruz ed è diventato in qualche modo il simbolo della protesta in Colombia. Il bilancio complessivo parla di altre due vittime, circa 300 feriti e almeno 330 arresti in tutto il paese.
A Bogotà è stato anche imposto il coprifuoco, per la prima volta da circa 40 anni. A vigilare sul rispetto sono state alcune squadre di elicotteri. Ciò nonostante, molte persone sono rimaste in strada: “Il cambiamento è iniziato e non si fermerà, ormai ci siamo svegliati”, hanno spiegato alcuni manifestanti.
Riot police remove barricades from streets during national strike#Colombia #Bogota pic.twitter.com/fV8WUlUH3z
— Ruptly (@Ruptly) November 21, 2019
Di fronte a tale scenario, Duque ha deciso di tentare la carta del confronto, organizzando degli incontri con rappresentanti di sindacati e imprese. E promettendo un “grande dialogo nazionale” focalizzato sulle questioni sociali e sulla legalità, che dovrebbe durare fino al prossimo mese di marzo. Il leader conservatore della Colombia ha in questo senso invitato la popolazione ad avanzare proposte per alimentare il dibattito.
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