La Commissione europea vuole ripristinare l’80 per cento degli ecosistemi danneggiati e dimezzare l’uso di pesticidi

La Commissione europea propone obiettivi vincolanti per risanare la natura e dimezzare l’uso di pesticidi e il rischio a essi associato.

  • La Commissione europea ha adottato due proposte legislative: il Pacchetto natura e il nuovo regolamento sui pesticidi.
  • La prima prevede di ripristinare l’80 per cento degli ecosistemi danneggiati e riportare la natura nell’intero territorio dell’Unione.
  • La seconda invece propone di ridurre del 50 per cento l’uso di pesticidi chimici e il rischio a loro associato, entro il 2030.

Pionieristiche. Questo è l’aggettivo scelto dalla Commissione europea per presentare due proposte legislative adottate il 22 giugno 2022. La prima, nota come Pacchetto natura, mira a ripristinare l’80 per cento degli ecosistemi danneggiati e riportare la natura nell’intero territorio dell’Unione, dagli ambienti urbani fino a mari, foreste e terreni agricoli. La seconda, invece, propone inoltre di ridurre del 50 per cento l’uso di pesticidi chimici e il rischio a loro associato, entro il 2030. Entrambe sono figlie del Green Deal europeo, il colossale piano di transizione verde dell’Unione; nello specifico, la prima fa capo alla strategia sulla biodiversità, la seconda alla strategia Dal produttore al consumatore (From farm to fork).

Cosa prevede il Pacchetto natura della Commissione europea

Il Pacchetto natura è il primo atto legislativo che fissa, per tutti i 27 stati membri, obiettivi giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura, a integrazione delle normative esistenti. Entro il 2030 le misure di ripristino dovranno interessare almeno il 20 per cento delle superfici terrestri e marine dell’Unione, fino a estendersi – entro il 2050 – a tutti gli ecosistemi che ne hanno bisogno. Il ripristino non va confuso con l’istituzione di zone protette; al contrario, ci saranno zone già protette che verranno ripristinate ma anche aree ripristinate dove continueranno a svolgersi attività economiche. Per quest’attività, e per la biodiversità più in generale, sono stati stanziati circa 100 miliardi di euro.

Ciascuno stato dovrà quindi elaborare i propri piani, funzionali ad alcuni obiettivi ben precisi. Già entro il 2030, ad esempio, bisognerà fermare il declino degli insetti impollinatori entro il 2030, azzerare la perdita netta di spazi verdi urbani e rendere a scorrimento libero almeno 25mila chilometri di fiumi, eliminando dighe e barriere. Sono previste ripercussioni dirette anche sull’agricoltura, perché tra gli obiettivi c’è anche l’aumento della biodiversità all’interno delle aree coltivate.

Cosa prevede la proposta di regolamento sui pesticidi

Ed è proprio sull’agricoltura che si focalizza la seconda proposta adottata dalla Commissione, quella di un nuovo regolamento europeo sui pesticidi, in sostituzione della direttiva già esistente: ciò significa che le sue disposizioni verrebbero direttamente applicate in tutti gli stati membri, diventando giuridicamente vincolanti.

Se la misura andrà avanti così come prospettato dalla Commissione, ciascuno stato membro dovrà fissare i propri obiettivi nazionali, per arrivare entro il 2030 a ridurre del 50 per cento l’uso e i rischi dei pesticidi chimici e l’uso dei pesticidi più pericolosi. A tendere, i pesticidi dovrebbero essere considerati come “misure di ultima istanza”, da usare soltanto quando non è possibile ricorrere a metodi alternativi più rispettosi dell’ambiente (gli stati stessi dovranno mettere nero su bianco tali alternativi). Stop totale ai pesticidi invece all’interno di parchi e giardini pubblici, scuole, campi sportivi e zone protette.

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La nuova normativa europea punta a ridurre del 50 per cento l’uso dei pesticidi entro il 2030 © iStockphoto

L’iter è ancora lungo

Per ora la Commissione ha presentato queste proposte, ma ciò non significa che siano già legge. Come prevede l’iter europeo, dovranno essere esaminate prima dal Parlamento europeo (formato dai parlamentari eletti direttamente dai cittadini) e poi dal Consiglio (formato dai capi di stato e di governo dei paesi membri). Se il Consiglio approverà il testo dell’Europarlamento così com’è, la proposta diventerà legge; se invece proporrà delle modifiche, dovrà andare in seconda o anche in terza lettura.

“Si apre ora il percorso più arduo: le potenti lobby agricole, con il pretesto della guerra in Ucraina, hanno cercato di fermare queste proposte fino all’ultimo giorno e continueranno ad ostacolarne il futuro iter legislativo”, sottolinea infatti la coalizione #CambiamoAgricoltura, formata da una novantina di associazioni a difesa dell’ambiente, dei consumatori e del biologico, tra cui Federbio, Legambiente, Lega italiana protezione uccelli (Lipu), Slow Food Italia e Wwf Italia.

Organizzazioni che in linea generale accolgono con grande favore il testo della Commissione, sottolineando però alcune lacune, in primis il metodo con cui viene calcolata la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari, nonché le numerose possibilità di deroghe offerte agli stati membri. Europarlamentari e governi, concludono, hanno quindi la grande responsabilità non solo di confermare la volontà della Commissione, ma anche di renderla ancora più efficace correggendo i suoi punti deboli.

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